Ancona-Osimo

Europa, Sterlacchini dell’Univpm: «Il problema non è l’eccesso di regole»

L'esperto, docente di Economia Applicata, interviene dopo la strigliata dell'ex premier Mario Draghi a Bruxelles

ANCONA – La frammentazione esistente tra i Paesi europei, la mancanza di una visione e di progetti comuni, insieme all’assenza di politiche di sostegno, sono i fattori responsabili della «domanda interna molto bassa» e della dipendenza europea dalla domanda che proviene dall’estero. Lo sostiene il professor Alessandro Sterlacchini, docente di Economia Applicata all’Università Politecnica delle Marche. Il riferimento è alla ‘strigliata’ lanciata dall’ex premier e presidente della Bce Mario Draghi a Bruxelles. In un commento pubblicato sul ’Financial Times’ Draghi sostiene «la lunga incapacità dell’UE di affrontare i suoi vincoli sulle forniture, in particolare le elevate barriere interne e gli ostacoli normativi» che stando alla sua tesi sarebbero molto più dannosi per la crescita di qualsiasi tariffa che gli Stati Uniti potrebbero imporre (dazi).

L’esperto dell’Univpm ritiene «condivisibile» il richiamo dell’ex premier sulle «mancate politiche europee di sostegno alla domanda interna al contrario di quanto avvenuto invece negli Stati Uniti» dove sono stati messi in campo interventi anche a sostegno dei consumatori. «Anche sul tema del gas – spiega l’economista marchigiano – si poteva intervenire mettendo un tetto al prezzo, ma non è stato fatto» e a pagarne lo scotto non sono solo le famiglie, ma anche le imprese, in termini di competitività.

«Discutibile invece – prosegue – il passaggio dell’intervento di Draghi nel quale si attribuiscono i problemi all’eccesso di regole che secondo lui limitano la competitività delle imprese europee» che non riescono a tenere il passo con le cinesi e le statunitensi e che «avrebbe ridotto la competitività nei settori ad alta tecnologia, come economia digitale e intelligenza artificiale. Il problema dell’Europa – sostiene – è l’assenza di progetti comuni: non riusciamo a portare avanti investimenti e progetti comuni nei settori tecnologici e nella farmaceutica. In Europa abbiamo grandissime competenze nella ricerca, nelle scoperte scientifiche e nelle applicazioni tecnologiche, ma queste non trovano investimenti adeguati».

Tramite gli investimenti comuni le imprese europee potrebbero invece recuperare competitività, a tal proposito l’economista cita il caso di successo di airbus «un esempio da prendere a riferimento per quanto riguarda le iniziative pubbliche europee». Secondo l’esperto l’Europa, per le stesse ragioni, è indietro anche sul tema intelligenza artificiale, mentre invece «potrebbe creare un nuovo operatore per competere con aziende cinesi e statunitensi. Il rapporto Draghi ha un ‘difetto’ metodologico – dice – prende a riferimento gli Stati Uniti, ma l’Europa è diversa e gli Usa non sono un modello necessariamente vincente, porta infatti a monopoli, che sono sempre negativi per consumatori e imprese che vogliono nascere e svilupparsi, impedisce la concorrenza, mentre il sistema deve essere dinamico».

Contrariamente a quanto sostenuto dall’ex premier le regole che l’Europa è stata in grado di proporre, specie nel campo del trattamento e della tutela dei dati personali sono molto positive, non solo per una questione di privacy, ma anche di monopolio: «Chi gestisce questi dati ha un enorme potere di mercato e si creano non solo problemi di concorrenza ma anche di democrazia». «La frammentazione europea è sempre più evidente» sostiene, evidenziando la necessità di superarla e di mettere in campo «iniziative comuni che possono creare fiducia anche nei giovani» e stimolare le imprese private ad investire, oltre a stimolare la nascita di nuove start up. Anche sul tema della sicurezza e accessibilità dei dati governativi Sterlacchini rivendica l’indipendenza europea dagli Usa.