ANCONA – Continua a far discutere la vicenda di Mario, il 43enne marchigiano rimasto tetraplegico in conseguenza ad un incidente stradale, che aveva denunciato Asur Marche per i ritardi nella verifica delle sue condizioni per l’accesso al suicidio medicalmente assistito in Italia.
Una battaglia, la sua, che si era arenata sul farmaco da impiegare, e che da ieri – 11 febbraio – potrebbe avere uno sblocco, in seguito alla conferma del Tiopentone sodico, come farmaco idoneo a garantire una morte rapida e indolore dell’uomo. Una vicenda che ha suscitato divisioni nel mondo politico, per la delicatezza del tema. Mario, nome di fantasia, combatte da oltre 15 mesi la sua battaglia per accedere all’eutanasia, in forza della sentenza della Corte Costituzionale sul caso “Cappato\Dj Fabo, supportato dall’Associazione Luca Coscioni.
Si apre così «uno scenario su come e quando procedere al suicidio assistito e il percorso lo indicherà Mario; noi continueremo ad assisterlo» afferma Francesca Re, membro del collegio legale dell’Associazione Coscioni che insieme a Filomena Gallo e ad altri difensori, sta assistendo il tetraplegico marchigiano. Mario ha detto ai suoi legali di sentirsi sollevato. «L’approvazione del farmaco – conclude il legale – rappresenta una strada tracciata. È la prima volta in Italia ed è tutto nuovo anche per noi».
Ieri la dura presa di posizione del Popolo della Famiglia, oggi di visione diametralmente opposta arriva la reazione dei dem. «Al di là del grande dispiacere per una vita destinata comunque a spegnersi – dichiara il capogruppo del Pd Maurizio Mangialardi – mi unisco al sospiro di sollievo tirato da Mario alla notizia che finalmente l’Asur Marche ha stabilito il tipo di farmaco e la quantità da somministrarne affinché egli possa accedere alla morte medicalmente assistita, ponendo così fine alle sue insopportabili sofferenze. In questi mesi, insieme agli altri consiglieri del gruppo assembleare del Partito Democratico, ho cercato di sostenere la battaglia di Mario. Ovviamente non è stato facile e ho sempre cercato di affrontare la delicatezza e la complessità della questione con il massimo rispetto di tutte le opinioni. Tuttavia, mi sembra che questa vicenda si concluda come non poteva essere altrimenti, ovvero applicando le disposizioni contenute nella sentenza della Corte costituzionale».
«Mario – aggiunge il capogruppo dem – avrebbe potuto già da tempo accedere alla morte medicalmente assistita recandosi in una delle tante strutture presenti all’estero. Per questo ritengo che vada ringraziato, insieme all’Associazione Luca Coscioni che lo ha assistito, per il coraggio e la determinazione con cui ha condotto questa battaglia di civiltà, che d’ora in avanti consenta a ciascuno di essere libero fino alla fine e, soprattutto, per far sì che ad altri sia risparmiato non solo il dolore, ma anche le forti tensioni emotive che egli ha dovuto patire in questi mesi in un autentico braccio di ferro con le istituzioni».
«Ora – conclude – spero possa trovare soluzione in tempi brevi anche la vicenda di Antonio. Ma ciò che più conta è che il Parlamento giunga ad approvare una legge nazionale che, sulla scorta della sentenza Cappato/Dj Fabo, codifichi anche in Italia il diritto al fine vita volontario. Del resto, l’altissimo numero di firme raccolte lo scorso anno per indire il referendum sull’eutanasia legale, dimostra come nel Paese sia cresciuta una coscienza civile che rende il nostro tempo pronto ad accogliere un provvedimento legislativo definitivo».
Sulla questione si esprimono anche i 5 Stelle. «Mario ha compiuto un passo ulteriore verso la conquista di un diritto – dichiara la capogruppo del Movimento 5 Stelle Marta Ruggeri -: decidere della propria esistenza attraverso il suicidio assistito, in base alla sentenza della Corte Costituzionale Cappato-Dj Fabo».
«Si tratta di una decisione – conclude Ruggeri – che suscita in chi l’ascolta dispiacere e solidarietà umana, deve essere rispettata sospendendo ogni forma di giudizio. Mario sta combattendo una battaglia di civiltà per il libero arbitrio, a favore di chi avverta ormai il proprio corpo e la propria esistenza soltanto come una fonte di sofferenze insopportabili». Un caso complesso, che ha suscitato un intenso dibattito su materie delicatissime, divisive e pur fondamentali come i diritti di ogni singola persona e il valore dell’esistenza. Dopo una lunga vertenza legale erano stati riconosciuti a Mario i quattro requisiti fondamentali per l’accesso al suicidio assistito».