ANCONA – Contrastare le fake news in ambito oncologico, informare i cittadini in maniera corretta e trasparente, evitando sensazionalismi e gergo “medichese” (termini tecnici incomprensibili a chi non è medico). Sono questi i principi ispiratori e nel contempo gli obiettivi della “Dichiarazione sulla comunicazione in oncologia”, l’accordo tra giornalisti, medici, esponenti della politica e delle direzioni sanitarie, che delinea le best practice dell’informazione nell’ambito della salute.
Un “patto”, unico nel suo genere, che è stato presentato nel pomeriggio di ieri (21 ottobre) alla Mole Vanvitelliana nell’ambito del KUM, il festival organizzato dallo psicoanalista, saggista e scrittore italiano Massimo Recalcati. Una cornice ideale per illustrare un’alleanza strategica nata dalla necessità di promuovere una comunicazione in ambito medico che sia in grado di unire cittadini, medici e mondo dei media.
«La prima dichiarazione della comunicazione in ambito oncologico è frutto di un anno di lavoro del tavolo tecnico regionale formato da esperti del mondo della salute e della comunicazione – ha spiegato il direttore della Clinica Oncologica degli Ospedali Riuniti di Ancona – Università Politecnica delle Marche, Rossana Berardi – Siamo partiti proprio dalla letteratura scientifica sull’argomento, validando le fonti e reperendo quelle che possono essere le raccomandazioni per una buona comunicazione per evitare una scorretta informazione. Facendo questa dichiarazione abbiamo prodotto il primo documento che sarà fruibile da parte di tutti gli operatori sia del mondo della salute, sia del mondo della comunicazione, proprio a beneficio del cittadino, e dell’utente. Il paziente da domani potrà avere dei professionisti che attenendosi a queste best practice potranno migliorare il nostro operato e questo è un punto nodale perché molto recentemente sono usciti in letteratura scientifica dei lavori che documentano come dalla buona comunicazione medico paziente ne derivino degli outcome (risultati) positivi: un ridotto numero di accertamenti, di visite e di comorbilità».
«Un patto che vede una grande e bella disponibilità da parte dei giornalisti, dell’Ordine dei Giornalisti con il suo presidente, dei direttori dei giornali, compresa la Rai, attorno al fatto che c’è la consapevolezza che bisogna informare meglio i cittadini – ha evidenziato il direttore dell’Azienda Ospedali Riuniti Michele Caporossi – È inutile continuare un dialogo fra sordi, fra giornalisti e sanitari. Bisogna vedere quali sono le ragioni per arrivare bene al cittadino. Noi dobbiamo informare bene le persone e combattere le notizie false, la stampa in questo senso ha tutto l’interesse che i messaggi arrivino corretti. Ci siamo trovati veramente d’accordo su tutto e abbiamo fatto un lavoro scientificamente valido, è un qualcosa che si potrà leggere e verrà anche pubblicato nel quale ci sono tutte le istruzioni per l’uso da mettere nella cassetta degli attrezzi sia dei sanitari che dei giornalisti per fare al meglio il proprio lavoro».
Obiettivo del documento migliorare l’informazione «tra due campi specifici che sono quelli dell’informazione e quelli della salute che spesso e volentieri si incontrano, anzi si scontrano – ha sottolineato il presidente dell’Ordine dei Giornalisti delle Marche, Franco Elisei – Questo è invece un momento dove vogliamo trovare dei punti di incontro che ovviamente si basino su una corretta informazione e su questo l’Ordine dei Giornalisti è quello che deve garantire la corretta informazione attraverso i suoi codici e le sue carte deontologiche. La parte della sanità è quella di evitare di fermare l’informazione e di collaborare con essa. Un’informazione che in questo caso è diretta soprattutto a rimettere al centro dell’attenzione i pazienti, che si dice sempre che lo devono essere, ma che in realtà molte volte soccombono ad altri interessi ed esigenze, tra cui quelle della sostenibilità economica. Almeno facciamolo da un punto di vista dell’informazione e della conoscenza. Credo che il paziente più acquisisca una conoscenza maggiore e più possa dare possibilità di collaborazione maggiore e avere anche una consapevolezza maggiore di quello che si trova ad accettare. Credo che questa sia la finalità più importante».
Una sfida alle bufale o fake news, come le si voglia chiamare, che quando incidono sulla salute, possono trasformarsi in un boomerang contro coloro che sono soliti cercare notizie su internet. Insomma una informazione, quella garantita dalla Dichiarazione sulla comunicazione in oncologia, che diviene uno strumento di prevenzione e tutela della salute dei cittadini. «Uno dei temi cruciali del rapporto del cittadino con la sanità è quello della comunicazione – ha detto il presidente della IV Commissione Sanità regionale, Fabrizio Volpini – il fatto di aver posto al centro dell’azione di più soggetti, del mondo del giornalismo, della sanità, delle istituzioni e delle direzioni sanitarie, questo tema e cercare gli strumenti e le modalità per poter fare un informazione corretta è estremamente importante perché permette l’utilizzo dei servizi in maniera corretta e soprattutto evita quello che è successo con le vaccinazioni, dove una comunicazione non scientifica, perché passata soprattutto attraverso i nuovi mezzi di comunicazione che sono i social, ha portato a quella riduzione delle coperture vaccinali per le quali si è aperta una discussione e poi è arrivata la legge. La comunicazione è uno strumento fondamentale all’interno di una società, soprattutto quando si ha a che fare con temi così delicati come quello della salute».
«I pazienti e le loro famiglie hanno il disperato bisogno di avere risposte e di essere aiutati – ha evidenziato il direttore del TgR Marche Maurizio Blasi – oggi ci sono delle scorciatoie e a volte quelle scorciatoie, specie nella rete ma non solo, producono danni di solare evidenza. Propongono terapie sbagliate, raccontano che l’Aids non esiste e quindi si può fare liberamente tutto quello che vorremmo e non c’è pericolo, e dicono che si può fare a meno dei vaccini». Un ambito, quello dei vaccini, nel quale Blasi ha evidenziato la necessità di diffonderne la cultura quale strumento di prevenzione e salute.
Un dialogo che deve essere ripreso, quello tra medico e paziente, come ha sottolineato il docente di medicina narrativa, Massimiliano Marinelli: «La medicina narrativa tenta non solo di mettere al centro la persona, ma anche di instaurare un patto per la cura, avendo la possibilità di ascoltare effettivamente che cosa le persone provano e sentono quando sono colpiti da una malattia». Il docente ha poi ribadito la necessità di un linguaggio comune che permetta di creare un’alleanza terapeutica con il paziente.
Cinque le aree individuate nell’ambito delle quali interviene la Dichiarazione con delle raccomandazioni da rispettare, tra queste esaminare la terminologia utilizzata per non danneggiare o ingannare i lettori e gli utenti evitando facili sensazionalismi e dare più spazio a tematiche relative al fine vita, cure palliative e assistenza domiciliare (area assistenza e comunicazione).
Ma l’accento è stato posto anche sulla necessità di evitare l’impiego di terminologie complesse e di ridurre il ricorso al gergo medico per una migliore comprensione della notizia da parte del cittadino (tecnologia e comunicazione).
Altro punto cardine la questione che le informazioni sulla salute non devono e non possono sostituire la figura del medico, così come la necessità di riportare, nell’ambito dei rapporti sulla salute, il contesto di riferimento (esiti delle cure e comunicazione).
Indispensabile anche valutare rilevanza clinica, risultati degli studi e accuratezza dei protocolli di ricerca (ricerca e comunicazione), ma anche fornire indicazioni complete sui farmaci, considerandoli innovativi solo nel caso in cui definiscano una nuova classe nell’ATC (sistema di classificazione anatomico, terapeutico e chimico) e utilizzare cautela nelle indicazioni off-label (fuori delle condizioni autorizzate dagli enti predisposti per patologia, popolazione o posologia) dei farmaci (farmaci e comunicazione).
La dichiarazione è stata sottoscritta da Rossana Berardi, Direttore Clinica Oncologica Università Politecnica delle Marche – Ospedali Riuniti di Ancona, Maurizio Blasi, caporedattore del Tg r Marche, Andrea Brusa, caporedattore Il Resto del Carlino Ancona, Michele Caporossi, Direttore Ospedali Riuniti Ancona, Franco Elisei, Presidente Ordine Giornalisti Marche, Gian Luca Gregori Prorettore Università Politecnica delle Marche, Giancarlo Laurenzi, Direttore Corriere Adriatico, Massimiliano Marinelli, bioeticista e docente di Medicina Narrativa Facoltà di Medicina Università Politecnica delle Marche, Graziella Mazzoli, Direttore Istituto per la Formazione al Giornalismo Urbino, Fabrizio Volpini, Presidente IV Commissione Consiliare Regione Marche.