ANCONA – Sciopero e presidio davanti al Comune. Lo hanno indetto stamattina 5 novembre Cgil e Cisl, unite nella rivendicazione, per far sentire la propria voce e il proprio dissenso ma anche quello delle famiglie di tanti ragazzi con disabilità, su cui ricadono le decisioni e le non decisioni prese dall’alto. Cgil Funzione Pubblica e Cisl Fisascat hanno esposto cartelli, sventolato bandiere e fatto stridere i propri fischietti, di fronte al Comune anconetano, anche se la rivendicazione non va solo in direzione dell’amministrazione comunale: dal nuovo anno scolastico, infatti, Codess Sociale, la cooperativa sociale che in appalto per conto del Comune gestisce i servizi di assistenza scolastica e domiciliare per i ragazzi con disabilità, ha deciso di interrompere il riconoscimento del pasto nei confronti dei lavoratori durante il servizio scolastico. Della questione s’era già occupata CentroPagina: in sintesi gli assistenti dei ragazzi con disabilità non hanno un pasto convenzionato e dunque a pranzo non possono mangiare insieme agli studenti alla mensa, ma siccome ne sono responsabili anche in quel momento non possono neanche assentarsi per mangiare fuori dalla scuola, e per questioni igieniche non possono portarsi il pranzo da casa. Pranzo negato che significa lavoratori a digiuno, mentre, come sottolineano Cgil e Cisl, consumare il pasto durante l’attività lavorativa non è solo un diritto acquisito nel tempo, ma è anche un’attività educativa che viene svolta al fianco di ragazzi anche con gravi disabilità, un momento che stimola l’autonomia e la comunicazione.
Insieme a questo problema c’è poi quello dei servizi di assistenza domiciliare per i ragazzi con disabilità, che il Comune sta attivando con ritardo rispetto agli anni precedenti, anche di questo s’è già occupato CentroPagina. La mancata attivazione del servizio ha gravi conseguenze sulle famiglie dei ragazzi con disabilità, ma anche sui lavoratori, visto che gli educatori delle cooperative perdono ore di lavoro e viene ridotto il loro reddito di oltre 200 euro al mese su uno stipendio base che si aggira sugli 800 euro. «Vogliamo accendere un faro sulla figura dell’educatore, figura essenziale che la maggior parte dell’opinione pubblica non conosce – spiega Alessandro Sabbatini, educatore –. Due i punti fondamentali della protesta di oggi: la mancata corresponsione del pranzo alla mensa, non possiamo portarlo da casa, e non possiamo uscire per acquistarlo, c’è un mancato accordo tra la cooperativa e il Comune che chiede 8 euro a educatore per il pranzo. E poi l’altra questione è la mancata attivazione dell’assistenza domiciliare che di solito parte con la scuola, ma che in realtà è stata attivata solo nel mese di ottobre inoltrato».
Il pasto, l’assistenza domiciliare, ma anche la dignità per il proprio lavoro: «Chiediamo dignità per il nostro lavoro, perché ce la stanno togliendo in tutti i modi – aggiunge Paola Fioravanzo, delegato Cisl e assistente educatore da trent’anni –. Addirittura il pasto che non ci viene più garantito, e noi lavoriamo anche durante quell’ora, perché siamo assistenti anche al pasto. Una cosa indegna che non deve essere sottovalutata. E poi a settembre, quando riprendiamo a lavorare, che si possa riprendere con un monte ore che ci permetta di avere uno stipendio sostenibile. Già lo stipendio è basso, se ci tolgono anche le ore… E il pranzo, non possiamo portare il pasto da fuori, questa cosa non ci consente di pranzare. Alcuni di noi hanno turni dalle 8 del mattino alle 18 e non possono mangiare».
Il punto di questo sciopero e delle richieste avanzate da Cgil e Cisl insieme lo traccia Giorgio Paterna, segretario generale Fp Cgil di Ancona, che rincara la dose: «Questa mancata attivazione dei servizi domiciliari significa meno reddito per i lavoratori, dai 200 ai 400 euro complessivi, considerando la retribuzione oraria che non supera i 10 euro all’ora. Sono condizioni che non consentono la tenuta sociale di queste famiglie, e non consentono la tenuta sociale delle famiglie degli utenti che beneficiano del servizio degli assistenti educatori. Oggi è una giornata di sciopero e l’auspicio è quello che il Comune di Ancona proceda celermente con l’attivazione dei progetti per l’attività di assistenza educativa domiciliare e che la Codess Sociale titolare dell’appalto riconosca interamente il pasto per gli educatori, un momento di socialità ed educativo con i ragazzi. Chiediamo alla Codess di tornare indietro e di rispettare la clausola dell’appalto che specifica a chiare lettere che il costo del pasto è a carico della cooperativa sociale, chiediamo alla cooperativa ma soprattutto al Comune che licenzi quanto prima i progetti in modo tale da far ripartire l’assistenza domiciliare, per gli utenti come per i lavoratori. Se non avremo risposte saremo costretti a proseguire su questa strada».