ANCONA – «La costituzione potrebbe consentire un ribaltone, ma occorre rispettare il voto espresso dal popolo, e nel 2019 sappiamo bene cosa significhi far governare un partito che è rimasto sconfitto alle elezioni. La sovranità spetta al popolo e non alle segreterie di partito».
A parlare è il deputato di Fratelli d’Italia Francesco Acquaroli che si è espresso in questi termini in merito all’ipotesi, circolante da giorni, di un governo nazionale giallorosso, costituito cioè da Pd e Movimento 5 Stelle. Una soluzione alla crisi di governo che non soddisfa affatto Fratelli d’Italia che ha avviato a livello nazionale una raccolta di firme per chiedere il ritorno in tempi rapidi alle urne. Oltre 50mila le adesioni raccolte in poche ore a livello nazionale e più di 3mila quelle nelle Marche.
Ieri mattina (25 agosto) un gruppi di esponenti di Fratelli d’Italia si è riunito a Civitanova Marche, in uno chalet del Lungomare nei pressi del porto, dove ha avviato la raccolta firme, attiva anche online. Presenti oltre a Francesco Acquaroli, il coordinatore regionale Carlo Ciccioli, la consigliera regionale Elena Leonardi, il responsabile nazionale Giovanni Donzelli, gli onorevoli Andrea Delmastro Delle Vedove, Marco Osnato, Luca De Carlo e il senatore Francesco Zaffini.
All’incontro ha preso parte anche l’ex sindaco di Ascoli Piceno Guido Castelli, fuoriuscito da Forza Italia circa due mesi fa per entrare i Fratelli d’Italia dove è responsabile degli enti locali. Su Castelli è circolata più volte l’ipotesi di una candidatura alla presidenza della Regione Marche, una possibilità sulla quale per ora il partito mantiene la bocca cucita, dal momento che, come spiega lo stesso Acquaroli, la discussione sul candidato alle elezioni regionali è ancora sul tavolo nazionale: «Castelli ha un ruolo importante in Fratelli d’Italia, è auspicabile che aiuti il centrodestra ha ritrovare la forza della sua centralità».
In merito a un eventuale accordo Pd – 5Stelle, Acquaroli spiega che «le elezioni del marzo 2018 hanno sancito molto chiaramente una discontinuità dal governo Pd, non possiamo ritrovarci il Pd al governo nazionale, sarebbe un ribaltone rispetto al voto espresso dal popolo. Anche se la costituzione consente una manovra di questo tipo, non andrebbe consentita, non si può seguire la logica della poltrona, occorre rispettare la volontà popolare».
«Tra le condizioni poste dal Pd ai 5 Stelle in un eventuale contratto di governo – osserva Acquaroli – ci sarebbe anche il taglio dei parlamentari e il ritorno al proporzionale», ma secondo il deputato di Fratelli d’Italia, togliere il sistema uninominale significa che a un partito per vincere non basterà più ottenere la percentuale più alta di voti, bensì servono più della metà dei parlamentari e dei senatori. Questo «significa tornare al sistema della prima repubblica».
«Un ritorno clamoroso al passato» che per Acquaroli non garantisce la governabilità del paese e che «riporta l’Italia ai tempi del veto e del ricatto quando anche due soli parlamentari potevano tenere in scacco una finanziaria su logiche partitiche».
Il coordinatore regionale di Fratelli d’Italia Carlo Ciccioli pone l’accento sul clima di incertezza sul quale versa il paese e sulla «competizione anche interna tra i partiti che renderebbe instabile ogni governo».
«Dopo un anno e mezzo dalle elezioni il quadro è totalmente diverso, non c’è più la stessa adesione al partito dei 5Stelle e anche il Pd è cambiato. In uno scenario politico così mutato il ritorno alle urne è necessario. Se entro domani non verrà trovato l’accordo si potrebbe andare alle elezioni tra il 27 ottobre e il 3 novembre, in tempo utile per votare la finanziaria che dovrebbe comunque essere impostata entro il 30 settembre dal governo attuale che dovrà presentare il quadro generale del bilancio dello Stato e successivamente si potranno prendere importanti decisioni politiche circa il reddito di cittadinanza, la flat tax e le grandi opere».