ANCONA – «Commissione d’indagine subito». Recitano così gli striscioni posti la notte scorsa dai militanti di Fratelli d’Italia davanti all’ingresso di Palazzo del Popolo ad Ancona per protestare all’indomani del “no” alla Commissione di Indagine, bocciata nella seduta del consiglio comunale di lunedì. Altri sono stati posizionati ai laghetti del Passetto, uno degli appalti finiti nel mirino della Procura nell’inchiesta “Ghost Jobs” che vede 35 persone indagate fra le quali il geometra del Comune Simone Bonci e 4 imprenditori, oltre all’assessore ai lavori pubblici Paolo Manarini che però non è accusato di corruzione.
Una bocciatura che non è proprio andata giù al partito perché la Commissione di Indagine sarebbe «prevista oltre che dal regolamento del Consiglio comunale anche da una legge nazionale», dichia il consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Angelo Eliantonio. «È un fatto politico grave per questa città – prosegue – poiché certifica che evidentemente Valeria Mancinelli si ritiene al di sopra delle leggi e dei regolamenti».
Il 17 novembre il partito era sceso in piazza per una raccolta firme che in circa due ore aveva ottenuto 200 adesioni, ma «anche altri cittadini ci stanno chiedendo di poterla sottoscrivere», sottolinea Eliantonio. Il consigliere comunale annuncia che presto potrebbero scendere nuovamente in piazza questa volta per un presidio davanti al Comune, anche se precisa l’intenzione di volere un confronto su questo anche con le altre forze politiche che hanno sottoscritto la mozione di richiesta della Commissione di Indagine, ovvero Lega, Movimento 5 Stelle, Forza Italia e le liste civiche 60100 e Altra Idea di città. «Lo dobbiamo ai cittadini che chiedono chiarezza e verità al di là dei colori politici. Vogliamo manifestare senza bandiere perché questo è un caso politico ma non di partito» spiega Angelo Eliantonio nel ribadire che «i Consigli comunali, le Commissioni, le Commissioni d’indagine di garanzia e di controllo sono solo un orpello fastidioso. Dovrebbe essere nell’interesse della stessa maggioranza chiarire politicamente quanto prima gli aspetti torbidi rispetto alla gestione degli appalti pubblici e degli affidamenti diretti, così disse qualche consigliere del Pd nelle scorse settimane».
«Durante l’ultima seduta in aula – prosegue – è stato lo stesso sindaco Mancinelli a gettare via la maschera, sostenendo che il problema sarebbe la terzietà e la non imparzialità di un’eventuale presidenza della Commissione d’indagine, che da regolamento spetta all’opposizione».
Sulla richiesta di scarcerazione del geometra Bonci per il quale i suoi legali hanno chiesto i domiciliari, Eliantonio spiega che «resta un grande punto interrogativo aperto sulle responsabilità politiche di chi doveva controllare in questo caso il responsabile politico di Bonci era l’assessore ai lavori pubblici Paolo Manarini che risulta tra gli indagati. Oltretutto – conclude il consigliere comunale di Fratelli d’Italia – La Mancinelli ha rinnovato la sua fiducia all’assessore in questione, non rilasciando neanche un commento sulle intercettazioni della Polizia uscite sulla stampa e relative proprio a Manarini. Anche questo è un fatto politico grave».