Ancona-Osimo

Ancona, Gimbo Tamberi a cuore aperto: «Amavo il basket, non il salto in alto. Sarei stato più felice»

L'intervista al campione a Belve, su Rai2: dal rapporto col padre alla pallacanestro. «Fare quello che ami fa la differenza e tantissime volte ho avuto paura. Io non lo amavo il salto in alto, eppure alla fine ho trovato il modo. Ma non amo quello che faccio. Amavo il basket»

Gianmarco Tamberi (immagini Rai)

ANCONA – Gianmarco Tamberi: dal difficile rapporto con il padre, alle confessioni inaspettate sullo sport. Nella puntata andata in onda ieri sera 26 novembre, su Rai 2, la giornalista Francesca Fagnani ha ospitato l’oro olimpico anconetano, Gianmarco Tamberi.

Alla prima domanda, «Che belva si sente?», Tamberi ha risposto «un puma, perché è un animale che mi affascina. Ci sono altri motivi dietro che però non posso dire», ha glissato. Con Fagnani che ha ribattuto: «È roba di sponsor…». .

Quindi, l’intervista che entra nel vivo e le domande non solo sulla sua carriera, ma anche (e soprattutto) sulla sua vita privata: «Se avessi scelto il basket? Probabilmente oggi sarei meno orgoglioso di me e di tutto quanto ho raggiunto, ma più felice». Gimbo ha lasciato il basket a 17 anni per cimentarsi nel salto in alto, «spinto – dice lui – da alcune persone che mi stavano intorno».

Immagini Rai

«Fare quello che ami fa la differenza e tantissime volte ho avuto paura. Io non lo amavo il salto in alto, eppure alla fine ho trovato il modo. Però non amo quello che faccio». Quindi, la parentesi sul padre, ex allenatore di Tamberi. Pare che sia stato proprio lui a spingerlo a lasciare il basket: «Mio padre non mi ha costretto a scegliere il salto in alto, ma sicuramente mi ha indotto. Se ti senti continuamente dire certe cose ´poi ti mangi i gomiti´, ´la vita è una´, ´sei nato per questo´…».

Nato a Civitanova Marche nel ’92, Tamberi è figlio d’arte. Sul fatto che in famiglia ci fossero diversi atleti, ha detto: «Dal punto di vista atletico è stato un vantaggio quando sono riuscito a battere mio padre, mio nonno e mio zio». «Quando ero ragazzo, ero iperattivo, non mi sentivo bene dentro casa. Non ho mai avuto un bel rapporto con mio padre, sin da piccolo».

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E ancora: «Quando ho conosciuto mia moglie e la sua famiglia, delle persone splendide, ho praticamente iniziato a vivere da loro. Vedevo l’amore dei genitori nei confronti di Chiara e poi piano piano si è trasmesso nei miei confronti e ho amato quella cosa, la famiglia. Con mio padre ci sono stati tanti momenti bassi e alla fine il rapporto si deteriora al punto da essere non irrecuperabile, ma è complicato metterci delle pezze».

«Il giorno più sofferto è stato dopo una gara nel 2020, in Serbia. Andai male ad una gara. E c’è stato un dibattito tra me e mio padre, molto pesante in termini personali. Adesso non abbiamo recuperato il rapporto. Un genitore deve aiutarti a scegliere una strada, non importela. Mio padre è una brava persona, forse non ho saputo leggerlo. Il fatto di non avere un rapporto con lui è il fallimento più grande della mia vita. Negli ultimi due anni, da quando non ho più rapporti con lui, in qualche modo sono più sereno. Se mi sia mancato papà a Parigi? Passo», ha glissato.