Ancona-Osimo

Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Lucia Morico: «Far crescere il rispetto nei nostri figli»

La campionessa marchigiana, oro olimpico ad Atene nel Judo, ribadisce l'importanza della difesa dei valori e della difesa personale. Nel 2018 sono cresciute del 30% le donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza

ANCONA – Numeri in crescita per la violenza contro le donne, ma anche maggiore predisposizione a farsi aiutare È il quadro che emerge dai dati dei centri antiviolenza presenti nelle Marche. Una istantanea che ritrae un fenomeno drammatico. Nel 2018 sono state 534 le donne che si sono rivolte ai Cav (Centri antiviolenza) per chiedere aiuto, il 30% in più rispetto all’anno precedente. Un fenomeno che spesso coinvolge anche i figli e che spinge la società a interrogarsi su questa odiosa piaga. La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne che ricorre il 25 novembre è stata istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel dicembre 1999 proprio per tenere i riflettori accesi su questa piaga che rimane ancora troppo nascosta.

La maggior parte delle violenze si verificano all’interno delle mura domestiche, o comunque sono perpetrate da ex compagni o ex fidanzati. Ma le donne oggi molto più informate e molte per fortuna non restano più a bocca chiusa o a subire.

«Il rapporto sui centri antiviolenza – osserva la presidente della Commissione per le Pari Opportunità, Meri Marziali – evidenzia che anche reti informali sono molto importanti per le donne, permettono loro di mantenere relazioni con l’esterno, nonostante l’isolamento che spesso la violenza genera».

La Marziali pone l’accento anche sul fenomeno dei minori vittime di violenza assistita che nel solo 2018 sono sono stati 400 nelle Marche: «Sono numeri importanti, da attenzionare, i centri antiviolenza oltre ad aiutare le donne, si trovano ad affrontare un lavoro duplice, per aiutare anche i bambini a superare il trauma».

Proprio per questo la Commissione regionale delle pari opportunità ha avviato un progetto di educazione all’affettività e di contrasto al bullismo che toccherà 20 scuole superiori delle Marche. «È importante lavorare sulla prevenzione, per questo bisogna partire dalle giovani generazioni – spiega la Marziali – occorre fornire ai ragazzi “gli anticorpi” affinché non diventino aggressivi verso le donne o verso i loro compagni».

Un modello, quello aggressivo, appreso in famiglia ecco perché è importante che le donne trovino il coraggio di denunciare, per proteggere se stesse e i loro figli. Ma importante è anche il recupero degli uomini violenti. Di questo si occupa “Progetto Punto Voce” con la Cooperativa Polo 9 e coordinato dalla criminologa Antonella Ciccarelli. Attivato nel 2014 porta avanti un lavoro di gruppo con gli uomini che hanno agito violenza nei confronti delle donne, nell’ambito delle relazioni affettive. Arrivano dai servizi territoriali, dall’Uepe (Ufficio Esecuzione Penale Esterna), oppure sono segnalati da avvocati o vengono inviati dalle stesse partner, per entrare a far parte di questo percorso volto alla consapevolezza e al recupero. Spesso sono padri con genitorialità sospesa dai servizi.

Progetto Punto Voce con la sue equipe costituita da 4 operatori (psicologo psicoterapeuta e operatori) e la coordinatrice Ciccarelli, porta avanti un lavoro psicoeducativo di gruppo che consiste in 16 incontri nei quali uno degli obiettivi centrali è quello di far emergere in questi uomini la responsabilità per la violenza agita contro le donne: in genere infatti “i violenti” giustificano le loro condotte aggressive asserendo che se la donna fosse stata più gentile, loro non avrebbero reagito così. Ma lavorano anche sul promuovere l’empatia nei confronti della vittima, sulla responsabilità genitoriale, sul riconoscimento delle emozioni e sugli stereotipi culturali.

«Abbiamo lavorato su più di 60 richieste – spiega la coordinatrice di Progetto Punto Voce Antonella Ciccarelli – per la maggior parte sono uomini italiani nella fascia d’età compresa tra 29 e 46 anni, che vivono una relazione stabile». «La violenza non riguarda soltanto le vittime – prosegue – , ma ci riguarda tutti. Donne e uomini devono trovare la soluzione e la modalità per decostruire gli stereotipi rigidi sui ruoli di genere che possano permettere di trasformare le relazioni patologiche in relazioni costruttive perché se non leggiamo la violenza in modo adeguato non cogliamo né la violenza a cui assistono i minori direttamente o indirettamente, né la possibilità di fermarci per riflettere su come le relazioni si possono trasformare in modo positivo. Gli uomini hanno bisogno di fare un percorso come è stato per il movimento femminista a partire da sé, sul genere femminile, chi sono, che cosa vorrei. Il maschile questa possibilità non se l’è ancora data e quindi ha vissuto l’emancipazione come la perdita di qualcosa. Credo che gli uomini abbiano bisogno di essere accompagnati in questa rilettura del ruolo di genere».

Fondamentale per le donne saper reagire e all’occorrenza anche difendersi. «Queste giornate internazionali sono importanti per risvegliare l’attenzione su questo tema e aiutare le donne a trovare il coraggio di denunciare – spiega la campionessa marchigiana di Judo Lucia Morico bronzo olimpico ad Atene – , poi sta a tutti noi la capacità di riuscire a dare una risposta. L’emergenza c’è ma i numeri in crescita significano che c’è più consapevolezza fra le donne grazie alle campagne di sensibilizzazione degli ultimi anni. Da atleta ho trasformato la mia passione per il Judo in lezioni di difesa personale per le donne. Con il progetto Difesa Legittima Sicura abbiamo creato intorno alle donne una rete di protezione per aiutarle ad uscire dal tunnel della violenza: oltre a lezioni gratuite di difesa personale, forniamo assistenza psicologica e legale».

Lucia Morico
Lucia Morico

La Morico ribadisce l’importanza del rispetto (Il video): «Le donne così come gli uomini vanno rispettati, questo è un concetto che dobbiamo far crescere nei nostri figli».

«Difendersi è possibile – prosegue – bastano poche mosse di difesa personale per cavarsela in situazioni difficili o in caso di minaccia. È importante avere il coraggio e la forza di denunciare per salvare sé stesse e i propri figli, spero che le istituzioni rafforzino sempre di più la rete di protezione attorno alle donne».