ANCONA – Tutti in piedi ad applaudire Sante Boccanera, l’unico ancora in vita dei sei cittadini insigniti stamattina in Prefettura con la medaglia d’onore, riconoscimento del parte del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: una cerimonia sentita ed emozionante, nella Giornata della Memoria, in cui i protagonisti di quelle tristissime pagine di storia, che nel 1943 furono deportati e internati nei lager nazisti per essere destinati a svolgere lavoro coatto per l’economia di guerra tedesca, ma soprattutto i loro familiari, hanno ricevuto dal prefetto di Ancona, Maurizio Valiante, il riconoscimento del Presidente Mattarella. Le medaglie d’onore sono state assegnate stamattina ai familiari di Aurelio Bacolini, di Barbara, a quelli di Giovanni Licandro, di Jesi, di Alberto Lucarini, di Jesi, di Marino Olivieri, di Numana, e di Artiode Stella, familiari di Genga e Sassoferrato. E poi a Sante Boccanera, di Loreto e ancora vivente, e ai suoi familiari che lo hanno accompagnato in prefettura per la cerimonia.
«Un momento emozionante, che viviamo sempre con particolare inquietudine – ha dichiarato il prefetto Maurizio Valiante – un unicum nella nostra storia che continua, purtroppo, a essere ancora costellata di stragi, genocidi, guerre e crudeltà. E’ importante vivere questo momento significativo, un momento per preservare la memoria e onorare chi è stato vittima di questa tremenda pagina di storia. Un momento di riflessione sulla Shoah, sulla prepotenza, l’odio, l’intolleranza e la discriminazione, un momento in cui è importante soffermarsi razionalmente sul presente per viverlo con spirito critico basandosi sulla lezione del passato».
Poi il racconto di Monica Serenelli, la nipote di Sante Boccanera, che ripercorre quella pagina di storia: «Mio nonno era a Bolzano, in caserma, faceva il servizio militare, era partito da pochi mesi, e a settembre del 1943 arrivarono i tedeschi, presero la caserma e li deportarono tutti quanti in Germania. Là mio nonno è stato prigioniero nei campi di lavoro per quasi due anni. In tutta la vita ha sempre avuto un pensiero e un ricordo per questa esperienza che l’ha profondamente segnato, ha sempre parlato del duro lavoro, della cattiveria con cui i militari tedeschi li trattavano. Raccontava di quando gli arrivavano i pacchi da casa e i tedeschi li vedevano, li aprivano, buttavano via quello che non gli interessava e si prendevano il resto. Tanti episodi e situazioni difficili, una storia che l’ha profondamente segnato. Fortunatamente poi è riuscito a tornare a casa, e quando è tornato ricorda l’episodio del padre che quasi cadde dall’albero, quando se lo vide di fronte. Per tutta la vita ha sempre raccontato tanti episodi di quel periodo. Ovviamente quando ha ricevuto la comunicazione di questa medaglia è stato felice, per la sofferenza e i patimenti vissuti per i quali oggi riceve questo riconoscimento. Ha sempre avuto un pensiero per i tanti ragazzi di allora che non sono riusciti a rientrare a casa».