ANCONA – Domenica 25 febbraio, ad Ancona, il presidio organizzato dall’Università per la Pace in collaborazione con enti, associazioni e sindacati per uno stop immediato alla guerra in Palestina e Ucraina. Manifestazione nata sulla scorta della mobilitazione generale che avrà luogo sabato 24 febbraio in numerose città italiane.
Coro unanime contro la guerra e per il cessate il fuoco in Palestina e Ucraina, luoghi ove si sta affermando una insensata logica distruttiva. Questo l’appello lanciato dall’Università per la Pace che, insieme ad altri enti e associazioni, in collaborazione con Anpi, Cgil, Cisl, Uil, ha organizzato per domenica 25 febbraio ad Ancona, un presidio pacifista.
Una manifestazione che recepisce l’appello per la giornata nazionale di mobilitazione nelle principali città italiane, prevista per sabato 24 febbraio, promossa dalle Coalizioni Europe for Peace e Assisi Pace Giusta e dalla Rete Italiana Pace e Disarmo.
Il presidio, ad Ancona, avrà luogo a partire dalle ore 17 nella centrale piazza Roma. «Vogliamo far sentire la nostra voce insieme a quella di tante vittime innocenti di ogni conflitto – ha affermato Mario Busti, presidente dell’Università per la Pace – Abbiamo il compito di contrastare la attuale narrazione militarista che tende a far passare la tesi della condizione inevitabile della guerra». Che conclude: «Quella di domenica sarà anche occasione per condividere con empatia il dolore delle vittime per impegnarci a fare cessare la follia di ogni guerra».
«Stiamo camminando su un crinale molto pericoloso – ha evidenziato Tamara Ferretti, presidente Anpi Ancona – basti pensare al dato relativo all’aumento esponenziale del numero dei conflitti nel mondo (più 12% dal 2022 al 2023), all’aumento del numero di vittime civili e ai frequenti richiami all’utilizzo dell’arma nucleare. Dobbiamo tutti rompere il muro dell’indifferenza di fronte a questa situazione perché il rischio è enorme».
Dello stesso avviso anche Giorgio Andreani, in rappresentanza dei sindacati che ha rimarcato la necessità di «un esercizio quotidiano di pace» e l’esigenza di contrastare ogni forma di povertà, «perché – ha rilevato – povertà, miseria e ingiustizia sono le precondizioni per l’avvento e l’affermazione delle guerre».