ANCONA – Cultura, pregiudizio e ignoranza, sono soprattutto questi aspetti a far andare a braccetto disabilità e discriminazione. Ecco perché nel 1981 è stata istituita la Giornata internazionale delle persone con disabilità, che ricorre proprio oggi 3 dicembre. Nel 2006 l’adozione invece della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, che ha posto l’accento sui principi di uguaglianza e sulla necessità di garantire una piena partecipazione alla vita sociale, economica, culturale e politica.
Una questione trasversale che tocca tutta la società ma sulla quale nonostante i passi avanti compiuti nel corso degli anni, «c’è ancora tanto lavoro da fare», spiega Marta Migliosi, una ragazza 23enne di Ancona che studia Lettere ad Urbino e lavora per una associazione regionale che si occupa di vita indipendente e di persone con disabilità, membro del Comitato.
Lei che ha una disabilità conosce bene l’abilismo, la discriminazione delle persone con disabilità: «C’è un pregiudizio da affrontare e da eliminare» spiega, e «si può combattere con la cultura, con l’educazione» ma anche «con l’attivismo, l’associazionismo, la politica…». Si ha discriminazione quando alle persone disabili non vengono riconosciuti i diritti osserva Marta, «in questo modo possiamo considerare l’abilismo “fratello” delle altre discriminazioni sociali come il razzismo, l’omotransfobia. Serve un cambio culturale».
Cosa ti senti di dire alla classe politica?
«Bisogna impegnare le risorse nel modo giusto, ascoltando i bisogni delle persone con disabilità e a cerchio chi ci ruota attorno, famiglia, servizi, associazioni, lavoratori nel settore etc… Questo è il primo passo per cambiare le cose. Alla politica raccomando ascolto e autocritica, ma chiedo anche di non giustificarsi adducendo che non ci sono risorse economiche, non è solo una questione di soldi».
Le barriere architettoniche sono un tasto dolente, come vedi la situazione?
«L’accessibilità è vista ancora troppo spesso come un favore piuttosto che come un diritto che spetta a tutti per vivere pienamente inclusi nella società. Va sempre garantita per combattere l’abilismo. Se i trasporti sono accessibili la persona con disabilità riesce a muoversi liberamente. L’accessibilità viene considerata come la panacea di tutti i mali, non sto dicendo non sia importante, ma non è l’unico aspetto che riguarda la persona disabile, il pregiudizio, come chiamare “tesoro” uno sconosciuto, solo perché ha un’evidente disabilità, è molto peggio. Quindi possiamo affermare che L’accessibilità è solo un tassello di questo quadro».
Cosa possono fare le persone?
«Chi vuole conoscere la disabilità deve innanzi tutto documentarsi, leggere, conoscere, studiare e attivarsi e sopratutto relazionarsi, creare dei ponti».
Parlando di lotta alle discriminazioni, come vedi la battaglia che stanno portando avanti le sardine per la lotta alle disuguaglianze?
«La vedo come una battaglia giusta. Non è vero che i giovani non pensano e non riflettono, queste manifestazioni ne sono la testimonianza, trovo che sia un fenomeno positivo».
E della giornata internazionale delle persone con disabilità cosa ne pensi? Ritieni sia utile?
«Queste giornate sono utili se riescono veramente a portare ad una riflessione interessante sul tema. Non dimentichiamoci che le persone non nascono disabili, ma lo diventano sulla base del contesto in cui vivono: è nella relazione con l’ambiente che si ha discriminazione, quando la persona con disabilità vive in contesto, anche Paese, più inclusivo, è sicuramente meno disabile».