ANCONA – «Zero morti sul lavoro? È un obiettivo a cui tutti dobbiamo tendere, non solo nei cantieri, ma in generale nel mondo del lavoro, perché gli infortuni non avvengono solo nelle costruzioni, ma anche in altri settori, come ad esempio in agricoltura e nelle fabbriche»., A dirlo è Stefano Capannelli, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Ancona, nella Giornata Mondiale per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro che ricorre oggi, 28 aprile. Una ricorrenza simbolo, che riaccende l’attenzione sull’importanza della sicurezza nell’ambiente di lavoro, un valore fondamentale e un diritto per tutti i lavoratori.
Secondo Capannelli per cercare di azzerare gli infortuni e le morti sul lavoro è necessario «investire molto nella formazione» che deve riguardare non solo i progettisti e le imprese, ma anche gli operai e tutte le altre figure che si approcciano al cantiere a vario livello: «Spesso gli infortuni – rimarca – possono verificarsi anche per un errore umano» e solo con la giusta formazione si può migliorare la sicurezza in questo ambito.
Il presidente degli ingegneri dorici evidenzia che mentre nelle fabbriche si possono standardizzare le procedure, a tutto vantaggio della sicurezza, nei cantieri questo non è possibile e «le situazioni contingenti, più soggette alla variabilità e, quindi, meno programmabili» possono comportare anche maggiori rischi. Capannelli sottolinea in particolare le scadenze stringenti imposte dal Superbonus e dagli altri bonus edilizi, che «non giovano a una corretta programmazione». Oltre ai bonus c’è anche il tema del Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che con i suoi tempi stretti impone un tour de force che non fa rima né con sicurezza né con qualità del lavoro. «Gli ordini professionali – ricorda – si sono sempre opposti a questi ritmi serrati».
Quando si parla di infortuni nei cantieri si pensa generalmente ai muratori, ma non sono solo loro a lavorare in cantiere, penso ad esempio agli impiantisti: come se ne esce? «Tutte le figure che operano ed entrano in un cantiere sono a rischio infortunio, inclusi i tecnici e chi si occupa dei controlli. Se ne esce con un organizzazione sempre più ferrea, nella quale ocorre rispettare al massimo la pianificazione dei coordinatori per la sicurezza. Se ne esce anche con una maggiore formazione: prima di entrare in un cantiere bisogna essere formati e informati sulle sue specificità».
Per i sindacati, il nodo è il subappalto, lei è d’accordo? «Fino ad un certo punto. Occorre differenziare tra appalti pubblici e privati: gli appalti pubblici sono regolati da norme molto ferree, quelli privati, specie i piccoli appalti, sono meno regolamentati e questo lascia spazio ad una maggiore disorganizzazione» che può aprire la strada al rischio di incidenti. Per questo «è fondamentale la riunione di coordinamento nella quale l’impresa in subappalto viene informata sulla specificità del lavoro».
Secondo Capannelli il subappalto privato espone ad un maggior rischio di incidenti «se chi governa il cantiere non applica fedelmemte le normative di sicurezza». Con la ricostruzione post sisma, i lavori a seguito dell’alluvione del 2022 che aveva colpito il senigalliese, gli interventi legati al Pnrr e quelli che potranno arrivare con il New Green Deal europeo, l’appello degli ingegneri è quello a «dare scadenze possibili: la fretta non aiuta la sicurezza e la qualità del lavoro, servono i tempi giusti e l’attenzione che deve restare sempre alta»-