Ancona-Osimo

Giorno della Memoria, il preside Rossini: «Scuola luogo naturale della memoria dove educare al rispetto dell’altro»

Il 27 gennaio di ogni anno, dal 2000, in Italia si celebra il ‘Giorno della Memoria’ per ricordare la tragedia della Shoah che causò milioni di vittime

Il campo di concentramento Auschwitz Birkenau

ANCONA – Nel Giorno della Memoria «le famiglie e i giovani dedichino un momento di riflessione all’importanza dell’educazione al rispetto dell’altro e del pensiero dell’altro: nella tragedia della Shoah» la responsabilità «non è solo di colui che ha compiuto il genocidio nazista del popolo ebraico», ma anche delle «tante persone silenti che hanno permesso tutto questo». A lanciare l’appello è Riccardo Rossini, presidente regionale dell’Associazione Nazionale Presidi.

Il 27 gennaio di ogni anno, dal 2000, in Italia si celebra il ‘Giorno della Memoria’ per ricordare la tragedia della Shoah che causò milioni di vittime. La data venne scelta perché il 27 gennaio del 1945 i soldati dell’Armata Rossa entrarono nel campo di concentramento di Auschwitz e liberarono i sopravvissuti allo sterminio.

Come si è preparata la sua scuola a questa giornata? «La scuola è il luogo naturale della memoria, facciamo memoria quando studiamo storia, letteratura e fisica, per il 90% a scuola si studia la storia di queste discipline. Infondere nella nostra memoria significa fissare eventi e capisaldi che ci serviranno per il futuro. Non c’è luogo migliore della scuola, oltre che in famiglia, dove insegnare ai ragazzi il rispetto per la persona e per le differenze, con un significato educativo e non celebrativo».

Riccardo Rossini
Riccardo Rossini, presidente ANP Marche, Associazione Nazionale Presidi

Cosa sanno i ragazzi di oggi dell’Olocausto? E qual è il ruolo della scuola nel tenere viva la conoscenza dei fatti e il ricordo? «La Seconda Guerra Mondiale è un argomento che negli ultimi anni è rientrato nei programmi di tutte le scuole superiori, nelle quali si affronta anche il tema della Shoah. La scuola è il luogo migliore per tenere viva la memoria di quello che è successo, affinché non accada più. Inoltre, in quasi tutte le scuole italiane il 27 gennaio vengono programmate attività e momenti di riflessione, lo stesso Ministero dell’Istruzione, da sempre, spinge ad attenzionare questa data in modo che i ragazzi possano conoscere quello che è stato in modo che una tragedia così immane non debba mai più ripetersi».

‘Parole d’ordine, gesti di odio e di terrore sembrano di nuovo affascinare e attrarre, nel nostro Continente, ma anche altrove”: lo aveva evidenziato l’anno scorso il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ha anche lei la stessa percezione? «Sto notando anche io una deriva di questa natura ormai da alcuni anni a questa parte, e il palcoscenico internazionale sicuramente non aiuta. Atteggiamenti aggressivi, pseudoviolenti e verbali nei confronti delle persone sembrano diventare quasi uno stile. Come sosteneva Giambattista Vico sembra davvero che la storia possa ripetersi: i presupposti ci sono, l’importante è che la nostra società abbia gli anticorpi e la memoria è un anticorpo molto forte».

Il preside sottolinea infine l’importanza dell’educazione al rispetto, alla contrapposizione delle idee e non delle persone, questi sono elementi che inibiscono la violenza, vale per qualunque tipo di evento. Uno, dieci, cento o un milione di morti, non è il numero che rende la dimensione della tragedia, ma è l’eccidio che di per sé è aberrante».