ANCONA – «Accogliamo favorevolmente l’introduzione dell’obbligo di esibire il Green pass nei luoghi di lavoro». È il commento a caldo di Claudio Schiavoni, presidente di Confindustria Marche, all’indomani dell’estensione dell’obbligo di certificazione verde per regolare l’accesso negli ambienti di lavoro, da quelli della pubblica amministrazione ai privati, imprese e studi professionali inclusi.
Il numero uno degli industriali delle Marche si dice «favorevole, come penso buona parte del mondo imprenditoriale» all’introduzione dell’obbligo di esibire il pass che si ottiene, lo ricordiamo, con la vaccinazione contro il Covid, l’esito negativo di un test (molecolare, antigenico e ora anche salivare) oltre che con la guarigione dalla malattia.
Schiavoni, sollecitato sulla quella che possa essere la mole dei lavoratori vaccinati nelle imprese, spiega che «la sensazione che ho è che buona parte dei collaboratori siano già vaccinati» una percentuale, quella degli immunizzati, che secondo il presidente degli industriali marchigiani, potrebbe arrivare intorno all’85%.
Avrebbe ritenuto più opportuna l’introduzione dell’obbligo vaccinale o pensa che l’estensione del Green pass sia una misura già sufficiente?
«Penso che non si possa obbligare le persone a fare il vaccino. Personalmente non sono favorevole ai vaccini in generale, ma questo contro il Covid l’ho fatto vista la velocità con cui si propaga il virus e per senso civico nei confronti delle persone che mi stanno vicino, perché voglio che tutti siano tranquilli e sicuri. Credo che il Green pass sia una buona soluzione».
«Condivido fortemente la scelta del Governo di estendere il Green pass, un provvedimento assolutamente importante che mette in sicurezza i luoghi di lavoro e che rappresenta anche una battaglia che abbiamo portato avanti come associazione negli ultimi mesi» afferma Massimiliano Santini, direttore Cna Ancona.
Santini fa notare che «i dati sul contenimento della pandemia con il vaccino testimoniano che si tratta di una strada da percorrere», ma allo stesso tempo chiede che «il costo del tampone per i non vaccinati non sia un onere a carico delle imprese». Secondo il direttore di Cna «la stragrande maggioranza dei lavoratori delle nostre imprese hanno il Green pass» e che «buona parte dei non vaccinati sarà disponibile a mettersi in regola sottoponendosi periodicamente ai test».
Si dice «favorevolissimo» al provvedimento Graziano Sabbatini, presidente Confartigianato Imprese Ancona – Pesaro e Urbino. Sabbatini fa notare che «questione sanitaria ed economica sono legate» e che «quando c’è una pandemia non si possono fare distinzioni tra pubblico e privato, perché occorre tornare il prima possibile alla normalità, con l’obiettivo di poter arrivare a lavorare come un tempo senza mascherina che in molti ambienti di lavoro risulta molto fastidiosa».
Una misura «che auspicavamo per essere in condizione di lavorare con la massima tranquillità – prosegue -, specie in quegli ambienti di lavoro dove si è costretti alla vicinanza stretta». Secondo una stima del presidente di Confartigianato i lavoratori non vaccinati nelle attività aderenti all’associazione di categoria non oltrepassano «il 5-10%».
La posizione dei sindacati
Daniela Barbaresi, segretaria generale Cgil Marche, ribadisce la posizione del sindacato, manifestata anche a livello nazionale, ovvero che «la strada più efficace era quella di una legge per l’obbligo vaccinale» e aggiunge che Cgil ha chiesto al Governo che «almeno per una fase transitoria» i tamponi per i lavoratori siano «gratuiti, perché non si può essere costretti a pagare per lavorare».
Inoltre ha sottolineato l’impegno del sindacato «per una grande campagna di informazione, perché le persone si vaccinino al più presto, dal momento che il vaccino è lo strumento più efficace per sconfiggere il virus e garantire la salute di noi stessi e degli altri».
Secondo Barbaresi «va fatto il possibile per convincere gli indecisi e rassicurati coloro che sono preoccupati. Peraltro nelle Marche i vaccinati rappresentano il 72% della popolazione complessiva, percentuale inferiore alla media nazionale del 74%. Oltre a questo c’è l‘urgenza di risolvere il problema del trattamento economico per i lavoratori in quarantena perché non è accettabile che l’Inps non lo riconosca più».
Claudia Mazzucchelli, segretaria regionale Uil Marche, ricorda che il sindacato ha «sempre sostenuto lo strumento della vaccinazione per vincere la pandemia e chiesto più coraggio al Governo nel renderla obbligatoria. Visto che così non è vanno trovate soluzione alternative i cui costi però non possono ricadere sui lavoratori: il nostro non è un “no al Green pass” ma siamo contrari al fatto che i costi ricadano sulle spalle dei lavoratori. Se non c’è obbligo vaccinale allora il tampone va considerato uno strumento di sicurezza sul lavoro ed è giusto, quindi, che sia gratuito per i lavoratori».
Il timore del sindacato è quello che «si crei un precedente per cui poi si arrivi anche a pagare per avere scarpe infortunistiche, elmetti o altri presidi. Fermo restando che nei luoghi di lavoro si devono comunque continuare ad applicare tutti i protocolli di sicurezza sottoscritti nel corso dell’emergenza sanitaria. Aspettiamo di vedere il testo definitivo del decreto perché immaginiamo ci saranno parecchie difficoltà di applicazione soprattutto nelle piccole aziende dove anche la sospensione di un singolo dipendente può compromettere l’intera attività produttiva».
La sindacalista afferma «ci saremmo aspettati una visione più pragmatica e meno strumentalizzata. Ciò ha generato confusione. A fianco a no-vax convinti c’è una zona grigia di persone che hanno realmente timore e che vanno rassicurate attraverso comportamenti non fraintendibili da parte delle Istituzioni».
Parla di un provvedimento che «serve a fare chiarezza» Sauro Rossi, segretario generale Cisl Marche, il quale ricorda che la promozione della vaccinazione, che persegue anche il Green pass, è «una linea seguita da tempo dal sindacato per arginare la pandemia». Un intervento legislativo che secondo il segretario generale della Cisl Marche «evita confusioni e differenze tra i diversi settori» pubblico e privato.
Rossi pone sul tavolo la necessità di avere da parte del Governo ulteriori chiarimenti su come dovranno essere eseguiti i controlli. Tra le richieste anche quella di abbattere ulteriormente il costo dei tamponi, per quei lavoratori che vogliono acceder al Green pass con questo strumento.
Infine aggiunge: «Speriamo che l’estensione del Green pass a tutti i luoghi di lavoro, sia utile a conseguire un livello di vaccinazione più alto di quello che abbiamo oggi che poi è il vero obiettivo dell’obbligo di esibire la certificazione verde, così da poter garantire a tutti di lavorare in sicurezza».