ANCONA -«A brevissimo sarà depositato il ricorso contro il Green pass in ambito lavorativo, a livello di grossi collettivi». Lo ha detto l’avvocato romano Alessandro Fusillo a margine del “No Paura Day”, la manifestazione contro l’obbligo di certificazione verde che si è tenuta nel pomeriggio di ieri – 16 ottobre – nel cuore di Ancona.
Nel comitato organizzatore dell’evento, che tengono a precisare i promotori è apolitico e apartitico, c’è il movimento “Io sono, noi siamo”, insieme ad altri gruppi contrari alla certificazione verde. Presente anche il Fronte del Dissenso che aveva manifestato ieri in Piazza del Plebiscito.
In una Piazza Roma gremita di manifestanti, il legale ha spiegato che «l’Italia unico paese del mondo, o giù di lì, a far dipendere dal possesso del Green pass l’esercizio del diritto al lavoro».
Le ragioni della contrarietà all’obbligo di certificazione verde, da ieri esteso a tutti i luoghi di lavoro, è che «il cardine della bioetica è che qualunque trattamento sanitario dipende dal consenso libero e informato della persona, quindi non è possibile, nemmeno in forma surrettizia, imporre trattamenti sanitari da parte del Governo, perché la decisione se farsi il tampone o il vaccino, deve essere necessariamente libera».
Secondo l’avvocato Fusillo il Green pass rappresenta «una estorsione» e il legale si attende una pioggia di ricorsi. «I miei ricorsi collettivi hanno raccolto quasi 10mila persone e tantissimi ricorsi individuali stanno arrivando» afferma, sottolineando che ci sono anche altri legali in Italia che stanno lavorando alla questione.
«Di ricorsi ne arriveranno moltissimi – aggiunge – il problema è la Magistratura, che deve collaborare perché la violazione dei diritti è pacifica, ma se la Magistratura è convinta di essere un pezzo del governo e il difensore d’ufficio del governo» allora «abbiamo un grosso problema».
Tra i ricorsi collettivi già presentanti dall’avvocato Fusillo ci sono quelli contro Il Green pass dei locali, musei e palestre e contro la certificazione verde a scuola, lo scopo spiega, è quello «di arrivare anche alle corti internazionali. Che con questa Magistratura si arrivi ad una decisione è molto difficile» aggiunge, spiegando che ci sono le corti internazionali come la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e la Corte di Giustizia dell’Unione Europea «che potrebbero intervenire e non dimentichiamo la Corte dell’Aia, dove sono già pendenti delle denunce perché il Green pass corrisponde ad un tipo di crimine contro l’umanità che è il crimine di Apartheid, cioè l’isolamento e la discriminazione di una categoria di cittadini che sono quelli che non hanno il Green pass».
Insomma secondo Fusillo, «ci sono delle iniziative internazionali e l’Italia che si sta comportando in questo modo così vergognoso merita di essere condannata». Sollecitato sulla stima dei ricorsi che possono giungere contro il Green pass sul lavoro spiega «penso che arriveranno milioni di ricorsi», nell’ipotesi di un 10% di Italiani «parliamo di 6milioni di ricorsi, ma penso che siano molti di più» perché «le statistiche che circolano sono falsate».
Il coro di no al Green pass non è giunto solo dal centro di Ancona, ma anche da via Mattei, teatro nella giornata di venerdì 15 ottobre della protesta dei portuali. Qui il presidio va avanti giorno e notte e i manifestanti sono arrivati da diverse zone delle Marche.
I manifestanti si sono organizzati con un gazebo ed un fungo riscaldante per sopportare le temperature rigide della notte. «Trieste chiama, Ancona risponde», riporta uno degli striscioni che ancora campeggiano lungo il tratto stradale che collega la zona dei cantieri con il Porto commerciale. Un messaggio che racchiude lo spirito della protesta che con tutta probabilità andrà avanti fino a martedì 19 ottobre.