ANCONA – «È quello che volevamo fin dall’inizio come associazione». Il presidente regionale dell’associazione nazionale presidi, Riccardo Rossini, commenta così l’orientamento espresso dal Governo di procedere in direzione dell’obbligo vaccinale per la popolazione, se l’estensione del Green pass ai lavoratori pubblici non dovesse consentire al Paese di superare l’80% di vaccinati contro il covid-19.
È corsa contro il tempo per cercare di vaccinare più persone possibili, anche in vista della riapertura delle scuole che scatterà dal 15 settembre, fra poco più di una settimana. Nelle Marche oltre alla vaccinazione dei minori senza prenotazione, la Regione ha attivato il servizio dei camper itineranti e l’Open Day all’ospedale regionale di Torrette dove ci si può recare anche in questo caso senza prenotazione.
Dopo un confronto nazionale con le organizzazioni sindacali, tra l’obbligo vaccinale e l’estensione della certificazione verde ha prevalso quest’ultimo indirizzo. Ameno per ora. Intanto i docenti hanno iniziato gli incontri prima dell’avvio del nuovo anno scolastico che quest’anno vede come grande novità l’introduzione dell’obbligo di Green pass.
Il Green pass e i controlli nelle scuole
Per i docenti e il personale amministrativo (Ata), infatti, è stato introdotto l’obbligo di esibizione della certificazione verde che si ottiene, lo ricordiamo, dopo 15 giorni dalla prima dose del vaccino contro il covid-19, un’esito negativo di un tampone eseguito nelle 48 ore precedenti e la guarigione dal virus negli ultimi 6 mesi. Un obbligo che interessa anche gli studenti delle università, ma non delle scuole.
I controlli della certificazione avverranno giornalmente, con un aggravio organizzativo per i dirigenti scolastici. «Abbiamo chiesto delle procedure più snelle per il controllo del Green pass – spiega Rossini – ma ancora non ci sono perché stiamo attendendo la piattaforma che ci hanno promesso e al momento la situazione è un po’ complicata».
Il presidente regionale Anp (Associazione nazionale presidi) evidenzia che anche i test salivari possono essere «una misura fondamentale per accedere a scuola, perché i tamponi tradizionali, sono troppo invasivi da fare ogni 48 ore» per chi non ha proceduto alla vaccinazione contro il virus.
Per quanto concerne il processo di immunizzazione contro il virus nelle scuole, secondo Rossini «oltre il 90% dei docenti» ha già provveduto alla vaccinazione anti Covid-19: «Nell’ipotesi di un 10% di non vaccinati, che ritengo sia una percentuale al rialzo – spiega – Di questi un 9% sono persone impaurite che comunque faranno il tampone e in un modo o nell’altro saranno in regola con il Green pass».
Accanto a questi, secondo Rossini c’è solo un «1% di irriducibili», ma in ogni caso il presidente dei presidi di dice certo che alla riapertura delle scuole «il buon senso determinerà una serenità di inizio anno scolastico». Altrimenti il rischio, per Rossini, è quello di «andare verso un momento di tensione sociale che non fa bene a nessuno, tanto meno ai ragazzi».