ANCONA – «L’holiday working? Dopo una prima fase di entusiasmo il fenomeno sta calando». Parola di Ludovico Scortichini, ceo del tour operator GoWolrd e mombro del board nazionale di Astoi Viaggi Confindustria. Secondo l’ultimo report dell’Istat, relativo a ‘Viaggi e vacanze in Italia e all’estero – anno 2023’, nel 2022, il 9,7% dei vacanzieri occupati hanno lavorato dal luogo di vacanza in una qualsiasi modalità di lavoro da remoto (telelavoro, smartworking o lavoro agile).
La propensione a lavorare in vacanza, fa sapere l’Istat, è maggiore tra i turisti occupati maschi (10,4%) rispetto alle donne (8,8%) e tra i residenti nelle regioni del Nord-ovest (12,1%, contro il 5,5% del Mezzogiorno). Inoltre la quota di holiday workers è oltre tre volte maggiore tra coloro che sono in possesso di laurea o titolo superiore (18,5%) rispetto a chi ha titoli di studio più bassi.
L’incidenza dell’holiday working tra i lavoratori autonomi (16,5%) è più del doppio di quella dei lavoratori alle dipendenze (7,7%). Tra questi ultimi, il fenomeno riguarda in misura maggiore i dirigenti (37,2%) e, tra gli autonomi, gli imprenditori (37%). Sono gli occupati nei settori “Servizi di informazione e comunicazione” (30,5%) e “Attività finanziarie e assicurative” (22,8%) a dichiarare più frequentemente di aver lavorato dal luogo di vacanza: si tratta soprattutto di professioni appartenenti al primo grande gruppo professionale “Legislatori, dirigenti e imprenditori” (33%) e al secondo “Professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione” (16,5%).
«Il fenomeno – spiega Scortichini – era esploso soprattutto sull’onda della pandemia che aveva incentivato il lavoro da remoto, adesso però stiamo assistendo ad una inversione di tendenza: le imprese marchigiane, più che in altre regioni italiane, sono focalizzate sulla vicinanza e sulla presenza fisica del lavoratore in azienda: da noi il contatto umano è un valore ancora forte».
Per l’operatore, il fenomeno che aveva preso piede soprattutto nelle regioni del Nord del Paese, adesso si ‘sta sgonfiando’ a favore di un ritorno in presenza dei lavoratori, incentivato anche dalle recenti disposizioni sullo smart working che hanno ripristinato le regole presenti ante-Covid. «Il sogno di lavorare in vacanza sta tramontando non solo da noi in Italia, ma anche in altre parti del mondo si sta tornando indietro – prosegue – e anche in diverse multinazionali americane e giapponesi, c’è voglia di far tornare le posizioni in azienda, sia per quanto riguarda i manager che i quadri».
Insomma, la «moda di lavorare in vacanza sta passando» anche perché con le recenti disposizioni ci sono meno possibilità. «Controllare la qualità del lavoro svolto a distanza non è semplice – osserva – e poi bisogna anche tenere presente che se si lavora a grandi distanze c’è anche la questione del fuso orario a complicare le cose: il fuso orario impatta notevolmente perché anche con sole 4 o 5 ore di fuso è difficile gestire lavoro e vita personale in quanto gli orari finiscono per sovrapporsi: nella pratica sono più i problemi che le opportunità».
Anche tra gli operatori turistici marchigiani e più in generale italiani, aggiunge «comincia a crescere il diniego al lavoro a distanza. La condivisione consentita dal lavoro in staff è fondamentale, in gruppo si produce di più e si trasmettono anche più competenze agli altri membri dello staff». Il turismo, intanto, mostra dati positivi e «continua a crescere. Nonostante i venti di guerra che ci preoccupano, il settore tira e per fortuna le compagnie aeree hanno ricominciato a mettere più aeromobili e più offerte. Credo che in circa 6-10 mesi si abbasseranno finalmente anche le tariffe e si tornerà ai prezzi pre-pandemia».
Secondo Scortichini l’abbassamento delle tariffe aeree permetterà una maggiore accessibilità dei viaggi. «Oggi il turismo è diventato qualcosa per pochi e benestanti – conclude – ma si spera che entro l’anno con l’abbassamento dei prezzi dei voli anche il ceto medio e quello medio basso potranno tornare a viaggiare».