Ancona-Osimo

Ancona, in piazza con il sindaco sfila la rabbia della tifoseria e della città umiliate

Tanta gente tra piazza Roma, corso Garibaldi e il Comune, tra slogan, cori, striscioni, bandiere e fumogeni nel segno dell'orgoglio dorico

Il corteo della Curva Nord per corso Garibaldi

ANCONA – La città sfila a fianco alla Curva Nord: bambini, intere famiglie, con bandiere, sciarpe e striscioni, si uniscono al tifo organizzato e ai fumogeni rossi che avvolgono corso Garibaldi e che si alzano verso il cielo che si tinge di rosa. È la rabbia di Ancona scandita a suon di cori contro Tony Tiong, Mauro Canil e Roberta Nocelli, primattori del disastro sportivo cittadino. Il corteo canta urlando la sua delusione, il profondo senso di rancore e di incredulità di fronte all’ennesimo fallimento sportivo, ma anche la sua sviscerata passione per la maglia con il cavaliere armato, quella che il prossimo anno non scenderà nei campi di Lega Pro a causa dell’esclusione dal campionato di serie C che la Covisoc deciderà lunedì prossimo. La città si accende di biancorosso con oltre un migliaio di persone lungo corso Garibaldi, in un clima che sembrerebbe quasi di festa se non ci fossero i cori contro l’attuale dirigenza che, non pagando gli stipendi di marzo e aprile dei propri tesserati entro il termine tassativo del 4 giugno, s’è resa colpevole di alto tradimento. Il tradimento delle promesse, dell’impegno preso nei confronti della città e della sua storia calcistica, colpevole dell’ennesimo flop sportivo che rischia di tramutarsi anche in un crac finanziario dai contorni ancora tutti da verificare.

Nessuno è scappato, ma Tony Tiong sta a Hong Kong, oppure altrove, ma non ad Ancona, così la tifoseria sfoga tutta la sua giustificabile rabbia per il durissimo momento e per il tradimento subito e lo fa soprattutto nei confronti di chi ancora c’è, cioè Mauro Canil e Roberta Nocelli, appunto i due dirigenti biancorossi incontrati stamattina dal sindaco Daniele Silvetti. L’avanzare è lento, da piazza Roma verso il palazzo del Comune, dove alla tifoseria poi si unirà il sindaco Silvetti, il corteo è pieno di sentimenti traditi e di energica reazione al momento assurdo, nel segno della dignità e dell’orgoglio anconetano, l’intento è chiaro e lo descrivono i cori: «Ancona siamo noi», «Noi siamo anconetani», «Gente di mare», e poi ancora «La pagherete, bastardi la pagherete», ma anche «Non retrocede, Ancona non retrocede», e ripetute frasi contro il trio duramente contestato. È la risposta di Ancona all’incredibile beffa di non poter partecipare al prossimo campionato di serie C, una serie C che si è volatilizzata nel giro di poche ore.

Un momento del corteo della tifoseria anconetana

In mattinata la tifoseria organizzata ha emesso un comunicato dopo il confronto con il sindaco Daniele Silvetti: «Curva Nord intende informare tutta la piazza che questa mattina presso il comune di Ancona siamo stati accolti dal sindaco Daniele Silvetti. Abbiamo ascoltato e constatato che il sindaco sta facendo tutto quel che è in suo potere per salvare il calcio in Ancona. Abbiamo ribadito e trovato consenso comune sul fatto che non verranno mai accettate alcun tipo di fusioni con altre società quindi questa strada è pertanto esclusa. Abbiamo inoltre ribadito che non vogliamo più nessun artefice di quest’ultima gestione societaria alla guida dell’Ancona che verrà, in quanto hanno tradito la fiducia e la passione di un popolo intero, amministrazione comunale compresa. Siamo tutti nella stessa barca e in quanto tale remeremo tutti nella stessa direzione per tornare a dare dignità e credibilità alla nostra amata Ancona. Ci sono delle strade da percorrere e, senza entrare troppo nei dettagli perché non è nostro compito farlo, diamo massima fiducia al sindaco affinché in qualità di primo cittadino di Ancona trovi la miglior soluzione possibile per il calcio dorico, che va di pari passo con i paletti che abbiamo sopra citato». E dopo l’invito alla cittadinanza a partecipare, la Nord conclude: «Non ci siamo mai arresi e non intendiamo farlo oggi. La gente come noi non molla mai».