ANCONA – Un morto e due feriti. È questo il tragico bilancio dell’incidente avvenuto questa mattina sulla piattaforma Eni a 60 chilometri al largo di Ancona, in acque internazionali.
Erano circa le 7.45 di questa mattina, quando durante le operazioni di trasbordo di un bombolone di azoto, hanno ceduto improvvisamente le infrastrutture su cui era ancorata la gru che stava eseguendo il lavoro e che è finita in mare trascinando con se la cabina di comando all’interno della quale si trovava la vittima: Egidio Benedetto, operaio 63enne, residente in Abruzzo, a San Salvo in provincia di Chieti.
Nella caduta la gru ha colpito il battello sul quale doveva essere posizionata la bombola di azoto, ferendo gravemente due operatori della società “Bambini” di Ravenna: G.G. di 53 anni e C.C. di 48 anni, entrambi trasportati d’urgenza all’ospedale di Torrette. Per la vittima, quello di oggi avrebbe dovuto essere l’ultimo giorno di lavoro e domani avrebbe dovuto lasciare la piattaforma.
Dure le reazioni da parte del mondo politico e sindacale per questa vittima che va ad aggiungersi alle «1.133 vittime sui luoghi di lavoro» che hanno perso la vita nel 2018, scrivono Cgil, Cisl e Uil in una nota congiunta.
«È un incidente grave le cui cause dovranno essere accertate con la massima celerità definendo le relative responsabilità: in tal senso, esprimiamo la massima fiducia nei confronti della magistratura che si sta occupando del caso», si legge nella nota.
«Troppo spesso – proseguono i sindacati – vediamo, al di là dello specifico caso, che i temi della sicurezza sono tanto ricordati quanto poco oggetto di applicazione. Chiediamo, dunque, con forza che venga garantita la sicurezza in tutti i luoghi di lavoro, per quanto particolari e difficili possano essere: anche in quelli più impervi come quello accaduto oggi, in mare aperto».
«I tre operai coinvolti nell’incidente erano tutti esperti e facevano questo lavoro già da diverso tempo – commenta il segretario della Cgil Ancona Marco Bastianelli – e quindi anche con le dovute attenzioni. Questo invita a riflettere sul fatto che forse servono ulteriori accortezze da questo punto di vista, come anche per altri lavori pericolosi che hanno bisogno di un esercizio reale e non teorico delle necessarie cautele aggiuntive».
Un incidente gravissimo che dimostra la necessità di «più sicurezza, più controlli e più risorse per garantire l’una e gli altri nei luoghi di lavoro» spiega il capogruppo regionale della Lega Sandro Zaffiri, «siano essi grandi impianti, capannoni e sedi di imprese, siano essi laboratori e ambienti di lavoro di più modeste dimensioni».
I parlamentari e regionali del Movimento 5 Stelle, nell’attesa di conoscere le cause dell’incidente, ribadiscono che «la prevenzione e l’applicazione delle norme di sicurezza sono le tutele più grandi per la vita dei lavoratori, perché non si può e non si deve morire per queste fatalità che spesso sono prevedibili ed evitabili».
«Non si può parlare di crescita e sviluppo economico se non c’è adeguata sicurezza sul lavoro che è un aspetto fondamentale», commenta il consigliere regionale di Art.1-Mdp Gianluca Busilacchi. «Serve uno sforo maggiore e più controlli: le normative esistono e vanno rispettate perché la vita dei lavoratori è un bene prezioso. Si parla troppo poco di sicurezza, occorre invece pensarci quotidianamente»