ANCONA- Caldo, smog e traffico delle navi in porto. L’inquinamento torna ad essere uno dei temi caldi dell’estate e di conseguenza, la necessità di installare ulteriori centraline di monitoraggio della qualità dell’aria.
«Cosa ci fanno respirare?- domanda la consigliera comunale del Movimento 5 Stelle, Daniela Diomedi ripercorrendo la “storia” delle centraline di rilevamento delle Pm10 nel capoluogo-. Nel 2010 solo ad aprile erano stati registrati 12 sforamenti in via Bocconi e 10 in zona Porto e Torrette. Ai tempi le misurazioni si facevano perché avevamo le centraline. Correva l’anno 2011 e nel Comune di Ancona si decise di toglierle e da quel momento il rilevamento degli inquinanti non si fece più; ne rimase solo una – cosiddetta di fondo urbano – alla Cittadella. Anche questa fa registrare sforamenti ma, data la sua posizione, questi sono sempre stati al di sotto del limite del numero consentito per anno. Da quel momento in poi ad Ancona l’aria è divenuta salubre per legge. Da quel momento in poi qualche “grida” di protesta, inascoltate, e molti propositi – tutti rimasti su carta – zero ordinanze, zero interventi, zero attenzione. Il Porto ha continuato a “fumare” senza filtro, il traffico veicolare a circolare senza limite alcuno, il TPL a impoverire. Le conseguenze della colpevole – e sottolineo colpevole – inerzia (locale e nazionale) sono scaricate da anni sulla pelle e sulla salute dei cittadini anconetani. In attesa che il Progetto Inquinamento Aerobiologico e da PM 10 e 2.5 parta (è in stand by da 2 anni) e che si dia il via al Piano di Sorveglianza Epidemiologica e sanitaria residente in zona Aerca, di cui Ancona fa parte, si consente – e si consentirà – che la popolazione respiri di tutto e di più».
Secondo la consigliera pentastellata è arrivato il momento di mettere in campo azioni per ridurre l’inquinamento. «Ritengo non si possa più ulteriormente aspettare. Il Sindaco di Ancona non dovrebbe più ignorare che gli Anconetani si stanno avvelenando. Così come forse la Capitaneria di porto… basta voltarsi a guardare altrove! Sicuramente la normativa vigente è da svecchiare, in considerazione che i cittadini che abitano le città portuali del sud dell’Europa non sono di serie B. Che fare? Sicuramente ci sono azioni da intraprendere localmente. Per quanto riguarda i porti: bandire l’accesso alle imbarcazioni obsolete, pretendere stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria più vicine ai moli, la trasparenza dei controlli, la definizione di accordi volontari e la loro trasformazione in ordinanze vincolanti, ed iniziative da portare avanti a livello nazionale e sovranazionale, interventi legislativi quali incentivi alla “rottamazione”, estensione anticipata della zona geografica d’impiego obbligatorio del combustibile a basso tenore di zolfo. Fare “rete” tra i comitati delle città di porto italiane potrà permettere di mettere maggiore pressione agli armatori e di vincere le obiezioni di una parte della cittadinanza che teme sempre che gli armatori porteranno altrove le loro navi, ma una sensibilità spesa a livello legislativo e regolamentare sicuramente potrà giovare alla causa. Non possiamo permetterci ulteriori distrazioni».
L’associazione Italia Nostra sezione di Ancona ha chiesto al sindaco di far intervenire l’Arpam. «Dal 2010 chiediamo interventi per il decoro del centro urbano e dal 2013 chiediamo il ricollocamento delle centraline per il monitoraggio dell’inquinamento. Ieri (1 agosto), abbiamo richiesto al Sindaco, quale Autorità Sanitaria Locale, di voler richiedere l’intervento urgente dell’ARPAM per verificare la situazione e monitorarla. Ciò in attesa che la amministrazione comunale dia corso a tutta una serie di misure richieste da anni dalla nostra associazione che dovrebbero servire, se esistesse la volontà, a ridurre se non ad eliminare l’inquinamento atmosferico. Riteniamo che la città debba essere un insieme di più zone a traffico limitato aperte solo ai residenti ed ai veicoli elettrici e ibridi, privilegiando il trasporto pubblico mediante il potenziamento dei parcheggi scambiatori- afferma l’associazione-. Per tale motivo sosteniamo la necessità di concludere il progetto della metropolitana di superficie riaprendo la stazione marittima per collegare il centro cittadino all’hinterland, evitando di sprecare i finanziamenti già spesi. L’amministrazione dovrebbe promuovere in modo significativo l’uso di mezzi di trasporto alternativi all’automobile. A questo si deve aggiungere una accelerazione dei processi posti in atto dall’Autorità Portuale per abbattere nel più breve tempo possibile l’inquinamento da combustili di zolfo utilizzati dai traghetti. Ne va della salute pubblica».