Ancona-Osimo

Otto mesi per riprendersi dall’incidente: «Temevo di non poter più camminare», l’intervista alla mascotte della Croce Gialla

Parla Federico Filippi, 32 anni, colonna storica dell'associazione. Lo scorso anno è stato investito da un'auto in via Martiri della Resistenza. Grazie al sostegno dei militi si è rimesso in piedi. Ora lancia un appello ai giovani: «Venite a fare il volontario e lasciate le brutte compagnie. Aiutare gli altri vi farà felici»

Federico Filippi, la mascotte della Croce Gialla
Federico Filippi, la mascotte della Croce Gialla

ANCONA – Si chiama Federico Filippi ma per tutti è Fede, la mascotte della Croce Gialla. Trentadue anni, la passione per l’Inter e una “tigna”, come la chiama lui, che lo ha portato sempre fino a dove voleva arrivare. «Anche quando l’anno scorso – racconta – un incidente ha rischiato di non farmi più camminare. Ce l’ho fatta anche questa volta, in otto mesi ero di nuovo in piedi».

Federico con il poster che lo raffigura come volontario speciale

Federico indossa da 20 anni la divisa da volontario dell’associazione, dove è entrato in punta di piedi, timoroso di non essere accettato per una disabilità che fin da piccolo lo ha messo a dura prova con la vita. Oggi è il simbolo della Croce Gialla che conta tanti volontari che hanno scelto di dedicare un po’ del loro tempo nei turni che tutti i giorni garantiscono soccorsi, trasporti di malati e altri servizi utili alla società.

Perché questa scelta?
«Aiuto gli altri che stanno male – dice Federico – perché ho passato una vita difficile e ho trovato persone che hanno aiutato me. Aiutare il prossimo che è in difficoltà è una cosa stupenda, mi appaga. Spero che i giovani di oggi possano seguire il mio esempio, lasciando perdere le brutte strade e le brutte compagnie, entrando in Croce Gialla. Questa per me è come la mia famiglia, mi ha dato tanto e continua a darmi tanto. La porto sempre nel cuore».

Come hai scoperto l’associazione?
«È stata mamma Anna a spingermi ad affacciarmi all’uscio della porta della Croce Gialla, nella vecchia sede di via Montebello. Io ho passato i miei primi quattro anni di vita in una carrozzella perché non potevo camminare. Ma non mi sono mai arreso e con la forza e la determinazione sono riuscito piano piano a camminare. A 12 anni mamma mia ha detto “Prova ad andare in Croce Gialla, vai a vedere come ti trovi”. Io ero timoroso perché non sapevo se potevo essere utile. Ma ho trovato persone squisite».

Ricordi qualcuno in particolare ?
«C’è stato un dipendente, Alberto Staffolani, con cui ho fatto il corso per diventare volontario, che mi ha aiutato tanto. Poi anche tante altre persone come Sauro Giovagnoli, il direttore, e il presidente Alberto Caporalini. Mi hanno fatto salire per la prima volta a bordo del pulmino della Croce Gialla. Oggi faccio sempre la cavia nei corsi, quando devono fare le dimostrazioni a chi decide di seguire le lezioni per diventare volontario».

Cosa consigli ai giovani di oggi?
«Il 7 marzo partirà un nuovo corso per diventare volontari in Croce Gialla, li esorto a partecipare, anzi li aspetto perché qui si imparano tante cose, si impara la vita e ad essere felici. Se ce l’ho fatta io ce la fanno tutti. A me ha aiutato anche la mia famiglia, oltre mamma Anna, papà Luciano e mio fratello Alessandro che mi ha fatto diventare già zio. Mi hanno sempre dato una spinta per andare avanti, anche dopo l’incidente del 30 gennaio 2017».

Mezza città è stata in ansia per te. Ricordi come è accaduto?
«Era pomeriggio e mi trovavo in via Martiri della Resistenza quando un’auto guidata da una donna mi ha investito, mentre attraversavo la strada. Purtroppo non ero sulle strisce ma avevo alzato una mano per farmi vedere. Ero quasi arrivato al marciapiede quando mi ha travolto. Dovevo andare in palestra quel giorno, ma ero in anticipo così stavo attraversando per andare a prendere un caffè. Ho fatto due settimane di ospedale, un intervento chirurgico e tanta riabilitazione. Non pensavo di farcela, questa volta. Invece dopo otto mesi ero di nuovo in piedi. I vigili urbani mi hanno anche multato per l’incidente, perché non attraversavo sulle strisce pedonali. Ho detto a papà di non pagare ma lui ha voluto pagare lo stesso la multa».

Federico nella sede della Croce Gialla