ANCONA – Introdotto per la prima volta all’ospedale regionale di Torrette un nuovo trattamento per l’ipertrofia prostatica benigna: Urolift. Un disturbo molto comune negli anziani, l’ipertrofia prostatica benigna. La tecnica mininvasiva è particolarmente indicata per pazienti cardiopatici, allergici e fragili che possono avere problemi dall’esecuzione di un intervento in anestesia o a rischio di complicanze.
Il paziente viene leggermente sedato e il trattamento viene eseguito in Day Hospital o con al massimo una permanenza di una notte in ospedale, se le condizioni di salute del paziente lo dovessero richiedere. Il trattamento è rapido, dura 15 minuti circa, nel corso dei quali viene dilatata l’uretra, occlusa dalla prostata. Il catetere viene rimosso a due – tre giorni dall’intervento.
«Studi dimostrano l’efficacia del trattamento fino a cinque anni – dice il direttore della Clinica Urologica dell’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche, Benedetto Galosi – una tecnica raccomandata dalle linee guida italiane ed europee». Urolift, prosegue il primario, «è indicato anche per gli uomini che debbono conservare la fertilità maschile che non viene modificata da questo trattamento». Secondo Galosi la novità, oltre al fatto che la tecnica è basata su evidenze scientifiche, è anche quella che «apre la strada, in futuro, verso nuove tipologie trattamenti, che possono fare a meno della sala operatoria».
Una tecnica non per tutti, spiega, «le prostate sopra gli 80 grammi o quelle con terzo lobo non si giovano di questo trattamento» ma Urolift si integra ad altri trattamenti disponibili in ospedale come la resezione endoscopica mono e bipolare, il laser ad olmio e il laser a luce verde».
La terapia a Torrette è già attiva da un mese e mezzo circa ed ha permesso di trattare «un paziente che aveva ormai da molti mesi un catetere e non aveva altre soluzioni chirurgiche perché gravemente cardiopatico e in terapia anticoagulante (sospesa solo per 1 giorno e riattivata dopo il trattamento) con recupero della minzione spontanea».
L’ipertrofia prostatica è molto frequente nella popolazione maschile, ne soffre 1 una persona su 3, ma «non tutti i casi determinano complicazioni urinarie e la maggior parte si risolve con la terapia medica e l’osservazione – spiega Galosi – alcuni invece, dal 10 al 20% dei casi richiedono un trattamento chirurgico, valutato da uno specialista».
Il direttore generale dell’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche, Armando Gozzini sottolinea che «la vocazione alle migliori tecniche di cura ed assistenza, la passione e l’instancabile dedizione spese ogni giorno dai nostri professionisti, permettono di mantenere l’eccellenza e assicurare ai marchigiani le migliori prestazioni sanitarie».