Ancona-Osimo

Ancona, Italia Viva: «Questa bozza di piano sociosanitario è una presa in giro»

Il coordinatore regionale Fabiola Caprari e il candidato Sandro Oddi, con il contributo di Riccardo Sestili, intervengono sulle criticità che emergono dal documento

Sandro Oddi e Fabiola Caprari di Italia Viva

ANCONA – Sulla sanità marchigiana, sulle scelte della Regione e sul nuovo piano sociosanitario interviene Italia Viva, con la coordinatrice regionale Fabiola Caprari e con il candidato al consiglio comunale Sandro Oddi, ex dipendente servizio salute della Regione Marche, e con Riccardo Sestili, medico delle emergenze ora in pensione, un pioniere del servizio che è stato anche direttore del 118 e della centrale operativa regionale. Forti le critiche alla bozza del nuovo piano sociosanitario, all’assenza di coperture finanziarie per il potenziamento di alcuni ospedali e per l’assenza di un ospedale di comunità ad Ancona, che Italia Viva vorrebbe nell’attuale sede dell’Inrca.

«Anche in questa fase di campagna elettorale – spiega Fabiola Caprari – sentiamo l’onere politico di dare voce a quello che è il pensiero di Italia Viva sul tema della sanità. La cosiddetta filiera istituzionale che il centrodestra vorrebbe realizzare, governo Meloni, governo regionale Acquaroli e Comune con Silvetti, pensiamo sia una scelta sbagliata proprio per i fatti e i risultati che stanno producendo in tanti settori, compreso quello della sanità. A noi di Italia Viva preoccupano non tanto e non solo le esternazioni inopportune dell’assessore Saltamartini sulle infermiere, ci preoccupano e non poco i silenzi in questa bozza del piano sociosanitario che non dà risposte a tutte le criticità che ne emergono».

«La competenza in fatto di sanità è senz’altro della Regione Marche – afferma Sandro Oddi – ma questo non significa che le conseguenze non ricadano anche sul comune di Ancona. Siamo fortemente interessati a quello che fa la nostra Regione. Che nell’ultimo atto che sta producendo in bozza mostra subito una prima criticità. Perché nel 2022 abbiamo fatto il riordino degli ospedali regionali e un anno dopo facciamo il piano sociosanitario? Prima si fa il piano che abbraccia tutto il discorso sanitario e poi la legge mirata alla riorganizzazione dei servizi ospedalieri. Questo piano nasce monco. Inoltre, in che rapporto si mette ora la parte della prevenzione, quella territoriale, con una situazione ospedaliera per cui si è già legiferato? Le domande sono queste. Leggendo il nuovo piano, esso dice tutto e il contrario di tutto. E non si focalizza mai l’attenzione su due aspetti: i fondi che servono e il personale. Tutti sappiamo che c’è una crisi del personale, ma questo piano non ne parla». Oddi entra quindi nel merito del numero degli ospedali e della loro collocazione: «La Regione ha detto che mantiene gli ospedali attuali, più altri tre, più rivaluterà altri ospedali. Ma il personale dove lo trova? Ho la sensazione che stia procedendo alla cieca, per spot pubblicitari. Siccome avevano detto che avrebbero riaperto i piccoli ospedali, Amandola, Cingoli e Pergola, considerandoli ospedali che insistono su territori disagiati, allora lo fanno. Ma prima serve un’analisi. E poi tutto questo costa, ci vuole il pronto soccorso e abbiamo la crisi dei pronto soccorso e nessuno dice nulla. Non si può fare un piano in questi termini. La programmazione sanitaria si fa in altro modo».

Sulla medesima lunghezza d’onda Riccardo Sestili, che entra nel merito e specifica: «Nella nostra regione una pletora di ospedali e un territorio debole. Il numero degli ospedali è stabilito da decreti ministeriali, il decreto 70 del 2015: di ospedale di secondo livello ce n’è uno, di primo livello dotati di tutte le specialistiche ce ne vorrebbero dieci, uno ogni 150mila abitanti, e ce ne sono già quattordici. Poi a supporto di questa rete ci sono gli ospedali con pronto soccorso che dovrebbero distare più di un’ora da quelli già detti, ma nelle Marche con un’ora si esce dalla regione e con quattordici ospedali è un po’ difficile essere a più di un’ora di distanza. Obiettivamente in alcune zone tipo Amandola per diverse ragioni è giusto che ci siano. Ma il piano sociosanitario ne ha mantenuti 14, più ne vorrebbe potenziare altri tre, che adesso sono ospedali di comunità. Ma non c’è personale. E poi la prossimità ai cittadini non la fai con gli ospedali, la fai con l’assistenza territoriale. Gli ospedali di comunità sono lo snodo fondamentale tra territorio e ospedale, perché servirebbero per le patologie minori, riceverebbero pazienti a bassa gravità dal territorio e pazienti dimissibili dagli ospedali di primo livello. Facendo un esempio su Ancona, l’ospedale di comunità potrebbe ricevere da Torrette e dall’Inrca le dimissioni precoci. Ad Ancona sono previste due case della salute, una ogni 50mila abitanti, ma non l’ospedale di comunità. Se non ne prevedono uno massacrano Torrette e l’Inrca, perché tutti andranno in quei pronto soccorso. Alla voce ospedale di comunità un ospedale ad Ancona è necessario, negli edifici dell’Inrca attuale si dovrebbe predisporre l’ospedale di comunità, con tutti i servizi di contorno, attività per studenti, centri di formazione. E alla voce di sistema preospedaliero: coordinamento necessario subito, non a medio-lungo termine, come prevede il piano».

«Italia Viva – conclude Oddi – ha sempre tenuto una posizione chiara e precisa per la sanità, a partire dal Mes sanitario, 38 miliardi che abbiamo buttato via. Pensiamo a tutti i problemi che avrebbe potuto risolvere: edilizia ospedaliera, personale, abbattimento delle liste di attesa, strettamente collegato all’organizzazione delle strutture sanitarie e al personale. Il piano non affronta questi problemi. Se questa è la filiera mettiamoci le mani nei capelli. Il piano non dice assolutamente nulla di questo. Ma il piano non deve prevedere le coperture finanziarie, per questo la Regione Marche ci gioca sopra, facile fare le promesse. Un partito di governo, una Regione che si chiami tale, deve dare risposte ai cittadini e non vendere fumo. Su questo siamo pronti a qualsiasi confronto. Promettendo ospedali si ottengono voti. Ma la sanità è una cosa seria».

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