Ancona-Osimo

Infermieri senza riposo, l’Ipasvi: «Salute a rischio per loro e per i pazienti»

Ad un anno dalla problematica sollevata dalla categoria impegnata al Blocco Operatorio di Torrette, nulla sarebbe mutato stando all'ente che raggruppa gli infermieri professionali. Scritta una nuova lettera al ministro della Salute. La pausa di 11 ore consecutive dopo il turno non viene ancora rispettata. Problemi analoghi anche a Jesi

L'ospedale di Torrette
L'ospedale di Torrette

ANCONA – Turni senza riposo al Blocco Operatorio di Torrette, un anno dopo la situazione è rimasta invariata. Lo sostiene il coordinamento regionale dell‘Ipasvi che ha scritto di nuovo al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, all’ispettorato del Lavoro, alla Regione e alla direzione dell’ospedale regionale per chiedere interventi.

«Il riposo delle 11 ore consecutive – dice il coordinamento, rappresentato da Giuseppino Conti per la provincia di Ancona, Laure Morganti per Ascoli, Giampietro Beltrami per Fermo, Sandro Tuccio per Macerata e Laura Biagiotti per Pesaro e Urbino – previste dalla normativa europea ancora non è garantito». Un infermiere di Torrette, Francesco Pezzuto, a marzo dello scorso anno fu sanzionato con un richiamo verbale perché dopo aver lavorato 14 ore si era rifiutato di fare un terzo turno consecutivo perché troppo stanco. Il caso venne portato all’attenzione della cronaca dal Nursind che aveva evidenziato le criticità dei turni di tutto il Blocco Operatorio.

«Nulla si è mosso riguardo alle garanzie del riposo di 11 ore consecutive – sottolinea il coordinamento Ipasvi – e da questo ne è conseguita una fuga degli infermieri dal Blocco Operatorio». Il caso Ancona avrebbe varcato i confini dell’ospedale regionale e in altri ospedali della provincia si presenterebbe lo stesso problema. Uno è quello di Jesi, sempre al Blocco Operatorio. A rischio ci sarebbe la salute del personale dipendente ma anche quella dei pazienti. «Entrare stanchi in turno in sala operatoria – spiega Giuseppinto Conti, ex segretario del Nursind e oggi coordinatore Ipasvi (seguì da vicino la vicenda dell’infermiere sanzionato) – significa mettere a rischio le vite altrui. Non ci lamentiamo se poi si trovano le garze in pancia. Se dovesse accadere qualcosa noi ci costituiremo parte civile». In tali circostanze, statisticamente, per l’Ipasvi, le probabilità di commettere errori aumenta di tre volte.

«Questo nostro ulteriore intervento trova giustificazione nel fatto che successivamente alle prese di posizione di cui sopra – continua il coordinamento – nulla è cambiato, nel mentre, costante ed immutato è il disagio del personale e dei pazienti. Varrà la pena concludere osservando che stiamo trattando di diritti di cui è obbligatoria la tutela».