ANCONA – Tutto pronto, si scaldano i motori a La Chiusa di Agugliano: ecco il primo ˊRace & Showˊ in memoria di Leonardo Tortolani, scomparso prematuramente a 13 anni a causa di un tumore che l’ha strappato all’amore della sua famiglia.
«Il piccolo Leo era un meccanico in erba, avrebbe guidato di tutto», racconta papà Riccardo. La manifestazione, organizzata dal Club 4×4 2 Monti, nata come finale del Campionato italiano Trial 4×4 vede la creazione di un mini motor show. Sabato (12 ottobre) il raduno di fuoristrada e auto tuning, mentre domenica la finale del Campionato, sempre con i fuoristrada e con un raduno di microcar e motorini 50 e 125. Ci saranno molti piloti nella pista d’asfalto dei kart, che gireranno con Motard, pit bike e tanto altro.
«Purtroppo, mio figlio ci ha abbandonato per un tumore lo scorso 13 maggio, a soli 13 anni, troppo presto. Questo programma l’avevamo pattuito insieme, il raduno delle macchinette e tutto il resto – riflette Riccardo – Sarebbe stato il suo primo raduno con la sua macchinetta, ma ahimè il destino non ha voluto avverare il suo desiderio».
Il ricavato delle manifestazione – tra gara , raduni, cibo, sponsor e via dicendo – verrà devoluto alle associazioni di ricerca e supporto sui tumori pediatrici: «Organizzazioni che sono state sempre intorno a mio figlio per un anno».
«Leo era un piccolo corridore, sarebbe stato contento di questa giornata. A noi, fa male che non ci sia lui. È la manifestazione più difficile che ho organizzato in vita mia – prosegue il padre – ci sono giorni belli e giorni brutti. Lo faccio per la mia famiglia, per lui, per chi mi sta dando una mano. Mio figlio era l’amico di tutti».
La beneficenza, dicevamo: «È importantissimo devolvere fondi per prevenire patologie oncologiche tra i bambini. I ricavati saranno destinati al progetto Gaia, Beneditelo Gesù di Lisa Rossi e Il Baule dei Sogni. Bisogna avanzare sulla ricerca contro leucemia, sarcomi e rabdomiosarcomi. In queste associazioni, ci sono genitori che come noi hanno perso i propri figli. È essenziale la collaborazione con l’Istituto di Padova per finanziare la ricerca che poi arriva capillarmente ad ospedali importanti come il Salesi, o il Bambin Gesù. Questi gruppi di persone che arrivano in reparto sempre sorridenti rendono davvero migliore la giornata. In quei reparti, senza medici come la dottoressa Coccia, la sua équipe e i volontari del Salesi non sarebbe vivibile».
«Associazioni come loro ti fanno passare il dolore iniziale, a mio figlio l’hanno accontentato in ogni modo. Sono bambini che si trovano in una situazione critica», continua papà Riccardo. «Le prospettive di guarigione? A volte ci sono, altre no».