ANCONA – A distanza di quattro mesi dalla sentenza della Corte di Assise di Appello di Ancona nei confronti della cosiddetta banda dello spray, sono uscite le motivazioni alla base del riconoscimento da parte dei giudici dell’associazione a delinquere con inasprimento delle pene per i sei imputati condannati il 17 marzo scorso per la strage della Lanterna Azzurra di Corinaldo, in cui morirono 5 adolescenti e una mamma di 39 anni.
Era la notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018, quando all’interno del locale dopo lo spruzzo di una sostanza urticante per rubare preziosi come collane, si scatenò la fuga nella quale persero la vita travolte le sei persone. Secondo i giudici la banda di sei giovani della bassa modenese era «un sodalizio criminale». In primo grado il reato di associazione a delinquere non venne riconosciuto.
Tra gli imputati, (Ugo Di Puorto, Andrea Cavallari, Moez Akari, Raffaele Mormone, Souhaib Haddada e Badr Amouiyah), condannati a pene comprese tra 10 e 12 anni, per i giudici si era instaurato «uno stabile rapporto finalizzato alla commissione di azioni predatorie sia pure a geometria variabile a seconda dei soggetti disponibili a seconda delle necessità, delle caratteristiche del locale dove operare e dei rapporti personali del momento tra i membri del gruppo criminale».
Alla base delle sentenza il numero consistente di furti commessi nei locali, la serialità e i ruoli definiti per i diversi componenti della banda dello spray (il disturbatore, chi rubava i preziosi e chi li occultava). Emersa poi l’abilità degli imputati a scambiarsi ruolo, coinvolgendo anche componenti di altre bande, con accordo stretto tra due o più persone per mettere a segno azioni delittuose.
Nella banda oltre ai sei imputati, vi era un settimo componente rimasto ucciso in un incidente stradale prima di arrivare a giudizio, un ricettatore la cui posizione si è chiusa con un patteggiamento di pena, mentre la posizione di un ulteriore giovane, verrà vagliata nell’udienza del 17 novembre. All’ultimo imputato, un 23enne bolognese, indagato a piede libero, sono contestati gli stessi reati riconosciuti alla banda dello spray, eccetto l’associazione per delinquere: omicidio preterintenzionale, lesioni personali, furto e rapina. Il giovane ha sempre negato le accuse ed ha chiesto di essere ascoltato con rito abbreviato.