Ancona-Osimo

“Fermiamo la strage sul lavoro”, al porto di Ancona la mobilitazione dei sindacati. «Più controlli e formazione»

Da gennaio ad agosto 2022 nelle Marche si contano 20 morti bianche, più di due al mese, e 13.018 infortuni sul lavoro. L'appello ad Acquaroli

La manifestazione al porto di Ancona

ANCONA – Più controlli, più formazione e più sicurezza sul lavoro per combattere gli infortuni. Sono i temi al centro della mobilitazione dei sindacati confederali che questa mattina, lunedì 10 ottobre, si sono ritrovati al porto di Ancona, davanti all’ingresso Fincantieri, per una manifestazione regionale nell’ambito dell’iniziativa “Fermiamo la strage sul lavoro”. Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato un’ora di sciopero e organizzato, sempre per la giornata di oggi – 10 ottobre – incontri nelle prefetture e una sessantina di assemblee nelle principali aziende delle Marche che coinvolgeranno circa 6mila lavoratori.

Da gennaio ad agosto 2022 nelle Marche si contano 20 morti bianche, più di due al mese (2,5), e 13.018 infortuni sul lavoro, + 23% rispetto allo stesso periodo del 2021. A pagare il prezzo più alto sono i giovani, under 19, e gli over 50: in queste fasce di età si concentra il 45% degli infortuni. I settori più colpiti sono i trasporti e logistica con un incremento del 201%, le costruzioni dove l’aumento è del 37%, e i manifatturieri tra cui spiccano i metalmeccanici con un più 13,5%.

«Abbiamo scelto il porto di Ancona come sede della manifestazione regionale – dice Giuseppe Santarelli, segretario generale Cgil Marche – perché, con tante imprese in appalto e subappalto, è un luogo simbolo della complessità attuale del mondo del lavoro: qui lavorano sia lavoratori garantiti sia precari, i più esposti agli incidenti sul lavoro».

Da sinistra Santarelli, Ferracuti e Mazzucchelli

Santarelli fa notare che i giovani, «con contratti precari sono i più colpiti dagli infortuni, da un lato perché l’instabilità del lavoro li spinge a correre di più per conservarsi l’occupazione, esponendoli a rischi, dall’altro anche perché sono meno formati rispetto ai lavoratori garantiti».

Particolarmente colpiti anche gli over 50 che «a causa dell’età anagrafica sono più soggetti a malattie professionali e ad infortuni». Nelle Marche sono cresciuti di molto gli infortuni nell’ambito delle costruzioni che segnano un «+37% rispetto all’anno scorso – dice Santarelli – Con la ricostruzione siamo il cantiere più grande d’Europa, per questo abbiamo sollecitato la Regione sulla necessità di mettere in campo maggiori controlli – dice Santarelli – ma la promessa di un incontro espressa nel maggio 2021 dal presidente Acquaroli non si è ancora tradotta in realtà perché da allora non è stato attivato nessun tavolo di discussione, anche rispetto al ruolo della Regione nel coordinare le politiche di prevenzione e nel rafforzare i controlli nei luoghi di lavoro».

Lo slogan della manifestazione regionale

Marco Ferracuti, segretario regionale Cisl, osserva che le Marche «hanno la maglia nera nazionale per i dati 2022»: tra le emergenze segnalate dal sindacalista c’è quella delle malattie professionali che definisce «un fenomeno odioso per l’impatto sulla qualità e la durata della vita delle persone colpite. Nelle Marche sono aumentate del 7%, mentre gli infortuni sono cresciuti di quasi il 25%».

Dati preoccupanti se si considera che ogni giorno nelle Marche si verificano mediamente 3 infortuni ogni ora e più di 2 incidenti mortali al mese. «È una scia di sangue continua che va fermata – aggiunge – così come va fermata la cultura dell’indifferenza». Poi l’appello al governatore Acquaroli: «Il presidente della Regione ha lanciato l’idea del modello Marche, ripreso a livello nazionale: la nostra idea di modello è con una forte impronta sociale, con occupazione stabile, ben retribuita e sicura». In considerazione del fatto che «siamo alla vigilia della programmazione delle risorse europee 2021 e 2027 – conclude – chiediamo di vincolare nei bandi parte delle risorse destinate alle imprese per investimenti in scurezza e prevenzione».

«Bisogna avere il coraggio di dire che se un datore di lavoro elimina le condizioni di sicurezza previste quello è omicidio – sostiene Claudia Mazzucchelli, segretario regionale Uil Marche – Abbiamo istituito l’omicidio stradale perché c’erano tanti incidenti mortali. I numeri ci sono per istituire l’omicidio sul lavoro. Li chiamano infortuni come se fosse la sorte a provocarli e invece nella maggior parte dei casi ci sono responsabilità precise che vanno definite: nel momento in cui si impongono al lavoratore turni stressanti lo si mette in difficoltà e nelle condizioni di potersi fare male, se l’87% delle assunzioni è precario quelli sono lavoratori ricattabili che per mantenere il posto di lavoro rischiano di non stare attenti o di sorvolare sulla sicurezza».

Anche Uil rivolge un appello alla Regione, quello di «maggiori risorse per il Dipartimento di Prevenzione, maggiore formazione, un ruolo maggiore degli Rls chiamati. Sono questioni che non possiamo affrontare con il cordoglio del giorno dopo. Vogliamo ribaltare il paradigma e rimettere il lavoratore prima del profitto. È una battaglia di civiltà del lavoro, una battaglia di tutti. L’obiettivo dei sindacati è far sì che si esca la mattina per andare al lavoro e si torna a casa la sera. Abbiamo bisogno che chi sta nelle aziende faccia la sua parte, dobbiamo denunciare tutti i casi».