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Lavoro, Santarelli (Cgil): «Salari bassi, precarietà e ambienti non adeguati, ecco perché non si trova personale»

Dalla ricettività turistica al manifatturiero, le difficoltà di reperimento del personale sono trasversali. L'analisi del segretario generale di Cgil Marche

Giuseppe Santarelli

ANCONA – «Salari bassi, lo dicono i dati, tra i più bassi d’Italia, e giovani sfruttati. Ecco perché non si trova personale». A dirlo è Giuseppe Santarelli, segretario generale Cgil Marche. Secondo il sindacalista sarebbero queste le ragioni alla base delle difficoltà per le strutture del turismo e della ristorazione nel trovare personale per la stagione estiva e alla base della decisione di alcuni giovani di scegliere di non accettare offerte di lavoro in alcune aziende, preferendo magari quelle più strutturate ad imprese più piccole.

Santarelli osserva che se «nell’ultimo semestre nelle Marche l’occupazione registra una leggera crescita, bisogna precisare che si tratta soprattutto di lavoro precario, ormai un tratto strutturale della nostra economia, sia nelle fasce giovanili della popolazione che in quella femminile».

Parlando della carenza di personale sul fronte della ricettività turistica, fa notare che «nelle Marche la stagionalità è ben diversa da quella di regioni come Trentino e Sardegna, dove la durata supera la metà dell’anno. Da noi è molto breve e va essenzialmente da metà giugno a dopo ferragosto, chiaro che in un contesto del genere non è facile trovare persone disponibili a lavorare per così pochi mesi e con retribuzioni ‘da fame’».

«Va fatta una riqualificazione dell’occupazione – spiega – partendo dalla formazione del personale alla ristrutturazione del settore: in tre soli mesi di stagione estiva, le imprese cercano di massimizzare i profitti, comprimendo il costo del lavoro: in molti casi è lavoro nero o grigio, cioè con contratto intermittente, in cui vengono segnate alcune ore e le restanti lavorate sono pagate in nero. Ancora troppo poche le aziende che tengono personale in regola, lo dimostrano anche alcune indagini dell’Ispettorato del lavoro».

Approdando al tema del manifatturiero, secondo Santarelli «il problema è legato non solo alla qualità della retribuzione, ma anche del luogo di lavoro. Mi spiego: sono pochissime le imprese che investono in sicurezza, tecnologia, nella qualità degli ambienti, nell’insonorizzazione. Le Marche in tal senso sono una delle regioni italiane in cui si investe di meno, ma bisogna valorizzare le competenze dei diplomati e dei laureati consentendo loro di lavorare in ambienti moderni e adeguati dal punto di vista della sicurezza e della tecnologia. Nelle imprese dove c’è attenzione alla retribuzione e all’ambiente di lavoro, i giovani ci sono. Il problema è della classe imprenditoriale che non investe e i giovani di oggi non sono più disposti a farsi sottopagare, sfruttare e a lavorare in ambienti non consoni».

Il sindacalista torna ad insistere sul tema della formazione ed evidenzia la necessità di costruire percorsi di accompagnamento al lavoro operaio che va realizzato «con un apprendistato di primo livello, che però non fa nessuna azienda, e che permette alle aziende di assumere i ragazzi durante il percorso scolastico, mentre cercano di conseguire il diploma di qualifica tecnica e professionale. La formazione però costa – spiega – è lì il nodo».

Per Santarelli però gli ambienti di lavoro andrebbero rivisti anche «dal punto di vista delle relazioni. Bisogna fare uno scatto, alcune imprese marchigiane lo hanno fatto, ma non tutte. La proposta che lanciamo a Confindustria è quella della contrattazione di secondo livello: devono discutere con noi – spiega – , ma ancora rileviamo che la presenza del sindacato all’interno delle imprese è vista come un fastidio».