ANCONA – Libreria Sonnino al buio, il titolare minaccia la protesta: «Nessuno mi ascolta, non ho più la luce da quasi un anno. Mi arrampicherò su un albero, sono pronto ad incatenarmi o a fare un bivacco non autorizzato». È un fiume in piena Pierluigi Sonnino, della storica libreria all’aperto di piazza Cavour.
Sonnino ha aperto nel lontano 1985: sono quasi 40 anni che le sue bancarelle colorate sono un punto di attrazione per i turisti, non solo per la città. Le ˊbouquinisteˊ in stile parigino sono state dipinte dallo street artist Run, conosciutissimo in tutta Europa.
Però adesso Sonnino non ce la fa più: «Non ho più le forze, nessuno mi ascolta». Ma cosa è accaduto allo storico commerciante? Andiamo con ordine, è proprio lui a raccontarlo: «A febbraio del 2023 – dice – ho avuto un cortocircuito, dovuto al fatto – probabilmente – che i cavi della corrente passavano sopra un alto albero all’angolo con Coffy Way».
Uno dei fili della luce avrebbe fatto una scintilla prendendo fuoco. Immediata la chiamata ai vigli del fuoco. I pompieri, dopo aver messo in sicurezza l’area, avrebbero detto a Sonnino di «rimettere a norma l’intero impianto elettrico, come è giusto che sia», commenta lui.
«Ho incaricato un ingegnere, mio consulente, che ha presentato un progetto in Comune. La risposta l’ho avuta solo il 16 giugno, dopo continue chiamate (e mail) a vuoto. Un rigetto per iscritto senza alcuna motivazione approfondita che possa consentirmi di migliorare il progetto ai fini dell’accoglimento della richiesta e del ripristino della situazione. Per farla breve – taglia corto il libraio – io sono senza luce da quasi un anno e mi devo arrangiare con delle lucine a pile».
Senza considerare che spesso Sonnino, quando le pile delle lampadine improvvisate finiscono, è costretto a chiudere prima, con conseguente perdita di incasso. «Vede, ciò che mi fa più arrabbiare – prosegue lui – è che io ho chiesto un incontro all’ingegnere del Comune, che è pressoché irreperibile. Gli uffici mi rimbalzano da una parte all’altra e alla fine, una volta che sono riuscito a parlarci, via mail, il tecnico mi ha risposto che dev’essere il mio ingegnere ad interloquire con lui. Peccato però che i due non si riescano ad incontrare. È un’odissea».
«Sono pronto ad arrampicarmi su un albero e ad incatenarmi, oppure farò un bivacco autorizzato – ribadisce – Alla mia età non ho più la forza di combattere. E dispiace vedere che il Comune spende 45mila euro nelle luminarie ma continua a cadere su queste cose. I piccoli commercianti andrebbero aiutati. Le luci di Natale? Le ritengo da sempre un grande spreco, qualunque sia il colore politico della giunta». Poi, l’ultimo appello: «Vi prego, permettetemi di lavorare ancora».