ANCONA – L’inflazione erode il potere di acquisto delle famiglie, intacca i risparmi e rende insostenibili le rate dei mutui che registrano tassi in crescita. Difficoltà anche per le imprese. A lanciare l’allarme è la Federazione dei bancari italiani (Fabi) che rileva come il lcosto del denaro è stato portato dalla Banca centrale europea al 4,25%. Una stangata per le famiglie già alle prese con i rincari che investono praticamente quasi ogni settore della vita, dall’alimentare ai carburanti, dall’energia alle vacanze, passando per i tassi dei nuovi mutui e di quelli già contratti a tasso variabile.
Secondo la Fabi i tassi hanno avuto una crescita esponenziale e superano il 4,5% in alcune aree del Paese. Nel mese di marzo 2023, per i mutui fino a 125 mila euro il tasso medio sul totale dei prestiti è salito in Italia al 4,47%, al 4,09% per la classe di mutui fino a 250 mila euro e, infine, al 3,74% per importi superiori a 250 mila euro. Le famiglie a fine 2021 pagavano in media un tasso compreso tra l’1,49% dei prestiti superiori a 250 mila euro, dell’1,71% per quelli di importo compreso fra 125 mila e 250 mila euro e l’1,87% per i mutui di importo più contenuto.
In pratica per la Federazione dei bancari italiani un punto percentuale degli stipendi delle famiglie italiane viene “mangiato” dai tassi d’interesse sui debiti, dai mutui ai prestiti fino al credito al consumo. A crescere è anche la quota delle rate, passata dal 9,50% del 2019 al 10,55% di marzo 2023.
Un contesto nel quale, secondo l’analisi Nomisma, “Sguardi familiari sull’Abitare 2023”, l’acquisto della casa diventa un miraggio. A risentire maggiormente del contesto sono le famiglie numerose e quelle monogenitoriali. Per l’istituto di ricerca, tra le famiglie numerose 1 su 5 dichiara di non avere i requisiti per l’accesso al credito (il 21,1% del totale, per la precisione), un valore quasi triplo rispetto al 7,5% della media del campione.
Percentuali più alte rispetto alla media si registrano anche per le famiglie con figli minori (13,1%) e per le persone sole under 45 (10,7%). Di conseguenza calano le famiglie intenzionate ad acquistare un’abitazione attraverso l’accensione di un mutuo, che passano dall’83% del 2022 al 78% del 2023. Non solo, cresce anche la quota di famiglie che prevedono di potersi trovare in difficoltà nel pagare l’affitto (dal 31,4% al 34,8%).
Oltre a pesare sulle famiglie il caro mutui pesa anche sulle imprese, come evidenzia Cna. «I maggiori costi finanziari – dice Giacomo Mugianesi responsabile dell’area Credito Cna provinciale di Ancona – impattano e non poco nei bilanci delle nostre imprese, questo sia per gli impegni del breve che del medio lungo periodo, naturalmente nel caso di tassi variabili. Con il rallentamento dell’inflazione auspichiamo che la Bce possa invertire la politica del rialzo dei tassi d’interesse. Con questo intervento – conclude – le nostre imprese potranno sicuramente ritornare a respirare insieme alle famiglie, ritornando a lavorare più sereni e programmando investimenti e sviluppo della nostra economia».