Ancona-Osimo

Longhi ai saluti: «Le Università devono restare spazi aperti e inclusivi»

Dopo sei anni di mandato ha salutato commosso un'Aula Magna gremita, alla quale ha ribadito il compito dell'Ateneo. Con l'occasione è stato presentato anche il bilancio sociale e di genere

ANCONA – «Le Università devono restare spazi aperti, inclusivi e rispettosi della libertà di ognuno. Questo faciliterà la crescita economica e sociale». È questo il messaggio che ha voluto lasciare al suo successore Sauro Longhi, rettore dell’Università Politecnica, che oggi (29 ottobre) ha salutato un’Aula Magna gremita a conclusione del suo mandato dopo 6 anni alla guida dell’Ateneo dorico.

«La conoscenza fa crescere liberi e diversi», è il motto che lo ha ispirato nel suo mandato e che ha tenuto a ricordare. «La conoscenza deve essere un valore condiviso, il genere umano ha bisogno di questo. È solo grazie alla condivisione che saremo ricordati: non per quanto avremo accumulato, ma per quanto avremo trasferito agli altri». La conoscenza è una luce che rasserena, è come la luce accesa nel buio.

Insegnare è un’arte, è come dipingere una tela, vuol dire che lasciamo un segno nelle persone. Insegnare è anche condividere non solo cultura ma anche valori trasmettere  valori e proprio a questo riguardo ha posto l’accento sull’importanza di diffondere tra i giovani la conoscenza del passato delle tradizioni.

Poi ha ricordato i 50 anni della Politecnica nata nel 1969 un periodo denso di avvenimenti storici come ama ricordare, nei quali «si è affermato l’uomo che è riuscito ad andare e a ritornare dalla Luna» ha ricordato con ironia e che «è riuscito a dare ad Ancona una Università» ha detto ancora scherzando. Poi ha ricordato la nascita di Internet «che oggi è così importante, anche se i primi anni sono stati in sordina, un po’ come quelli della Politecnica».

Una visione che ha accompagnato Longhi e che lo accompagnerà ancora, quando dal primo novembre tornerà alla sua prima passione, la docenza.

Ha ricordato che la prima facoltà ad aprire ad Ancona era stata ingegneria, nata nel momento in cui la mezzadria aveva segnato il suo passaggio verso le attività produttive. A questa successivamente si era aggiunta medicina che rispondeva all’esigenza di formare medici per le eccellenze ospedaliere presenti sul territorio. Longhi ha ricordato che nel 1959 l’allora rettore di Urbino aveva portato una sede di Economia ad Ancona per assecondare la nascita di percorsi di alta formazione di cui la Regione aveva bisogno.

«Eravamo una regione di mezzadri, compreso il sottoscritto – ha detto commosso – questo è un valore», poi ha estratto dal taschino la Costituzione che ha raccontato di portare sempre con sé. Qui c’è scritto che i meritevoli devono avere una chance e io l’ho avuta. In questo libro c’è l’essenza dell’essere cittadino».

Sauro Longhi

«Io sono il primo rettore ad essere uscito da questa Università, ne vado veramente orgoglioso», poi ha ringraziato i tre direttori generali che si sono succeduti nel’arco del suo mandato, Sebastianelli, Barchiesi e Valenti e il professor Latini che ha definito «preveggente» per aver visto in lui la possibilità di rappresentare l’Ateneo quando era un professore, infine l’ex rettore Pacetti dal quale aveva raccolto il testimone.
Infine ha ringraziato la sua famiglia: «Non lo faccio mai – ha detto – ma la mia famiglia mi ha sopportato in ogni modo». Ha ricordato fra le sue azioni più importanti i progetti di mobilità internazionale grazie ai quali alcuni dottori di ricerca africani sono tornati nel loro paese dopo aver frequentato percorsi di studio alla Politecnica.

Il rettore Longhi ha posto l’accento sull’apertura verso gli altri popoli, come appunto l’Africa, spiegando che le Università devono favorire lo scambio e l’incontro fra culture diverse: «nel futuro non ci saranno mai muri, ma ponti». Poi ha ribadito l’importanza di tramettere valori ai giovani. «Il mondo che abbiamo di fronte sta cambiando rapidamente, bisogna pesare a modelli diversi per condividere la ricchezza».  Ha ribadito l’importanza della sostenibilità ambientale e sociale, nell’ambito delle quali le tecnologie innovative «possono aiutare».

Poi ha mostrato l’immagine di una famiglia siriana che attraversa i binari, quegli stessi binari ha detto che hanno attraversato anche i nostro nonni e i nostri genitori di ritorni dai campi di prigionia in Russia. Occorre costruire un’Europa che che non deve essere fatta di frontiere, ma di incontro e pace in quei binari passa la nostra costituzione.

Alla fine il riferimento a Mario Draghi sull’importanza di evitare il precariato che non crea crescita ne innovazione. Poi la battuta sul suo futuro: chiedetelo a mia moglie ha detto, lei saprà sicuramente darvi risposte, infine ha mostrato la foto della Torre di Ingegneria che in molti hanno ribattezzato la Torre di Sauron parafrasando il suo nome.

Il direttore generale dell’Ateneo Rosalba Valenti ha evidenziato che il rettore ha contribuito in maniera determinante allo sviluppo dell’Università Politecnica e nell’affermazione sul territorio e nella città in cui opera,

Il presidente del Consiglio Studentesco Pasquale La Serra nel salutare il rettore ha ricordato la sua vicinanza agli studenti e ai loro bisogni.  «Mi ha colpito l’attenzione del rettore alle questioni sociali, economiche e ambientali» ha detto riconoscendogli di aver «interpretato la sua carica con disponibilità, sensibilità e umanità».

IL BILANCIO SOCIALE
Durante la giornata è stato presentato il bilancio sociale e supplemento di genere dell’Ateneo che, come ha spiegato la professoressa Serena Chiucchi, delegata del rettore all’efficienza organizzativa e al controllo di gestione, racconta «quello che siamo e il valore che rappresentiamo» come Università. Giunto alla terza edizione (la prima nel 2016)  presenta una relazione sugli aspetti della didattica,della ricerca e della terza missione, ovvero il trasferimento tecnologico relativi al 2018 e all’anno accademico 2018-2019.

Dai dati emerge che l’impatto economico è stato pari a 127 milioni di euro attratti in parte tramite trasferimenti e anche in modo autonomo, attraverso l’offerta formativa, la ricerca e la partecipazione a bandi nazionali e internazionali. Il 34% delle risorse sono andate alla didattica e il 37% alla ricerca.

15383 gli studenti e 3051 i laureati. Il 66% degli studenti della Politecnica è regolare nel percorso di studi, mentre il 49% consegue la laurea in corso. A livello di performance gli studenti dell’Ateneo dorico si laureano prima, a 25,2 anni rispetto 25,8 delle altre università italiane (raffronto con dati Alma Mater). Superiore il tasso occupazione che per la Politecnica è del 91,5% rispetto all’85, 5% delle altre facoltà, così come la retribuzione media più alta e pari a 1586 euro mensili.

Numeri da leader anche sul fronte dell’internazionalizzazione, dove conta 344 accordi Erasmus con 24 paesi e poi asso nella manica la ricerca con 537 docenti, 234 assegnisti e 337 dottorandi, oltre al personale tecnico e amministrativo. 1,3  milioni di euro le risorse stanziate nel 2018 per ricerca e 3,7 milioni attratti da convenzioni con enti pubblici e privati. 6,5 milioni provenienti da bandi per internazionalizzazione. Inoltre il 74% delle pubblicazioni uscite da Ancona hanno avuto rilevanza internazionale, grazie anche agli 8 dipartimenti su 12 che sono risultati eccellenti in ambito nazionale: 5 hanno ottenuto fondi per oltre 33 milioni di euro per finanziare didattica e hanno dato origine a 5 laboratori e a 40 assunzioni.

Sul fronte del trasferimento tecnologico l’Ateneo ha svolto un ruolo attivo con il Contamination Lab, l’avvio di Incubatori, la partecipazione a cluster, ma anche grazie ai 115 brevetti e nuove varietà vegetali di cui 75 nel 2018. Ma da Ancona sono nati anche 50 spin-off il 70% dei quali è tutt’ora attivo e riversa sul territorio quasi 11 milioni di euro, «una ricchezza per il territorio» ha detto la professoressa Chiucchi.

Positivi anche i dati del job placement che vedono 27800 curriculum scaricati, 837 offerte di lavoro, 28864 laureati iscritt e 2449 imprese inserite.

Seconda edizione per il supplemento di genere dal quale emerge una presenza femminile nel personale docente e di ricerca pari al 34%, in tutte le aree culturali eccetto le scienze dove prevalgono gli uomini.