ANCONA – Si muovono nel mercato della prostituzione e del traffico delle sostanze stupefacenti con il placet delle organizzazioni criminali italiane, tanto che in Campania hanno stretto accordi con la camorra e in Sicilia con la mafia per spartirsi la torta del mercato della droga. Le mafie etniche fra le quali la nigeriana è la più diffusa e pericolosa, hanno fatto la loro comparsa in Italia intorno agli anni Ottanta, prima nel nord del paese, poi a causa dei traffici di immigrati irregolari, si è diffusa in maniera capillare nelle varie ragioni, comprese le Marche.
E i dati del report Dia, Direzione Investigativa Antimafia, relativi al primo semestre 2019 lo confermano.
Tra i reati commessi dalle mafie etniche, quelli che maggiormente preoccupano spiega il procuratore generale Sergio Sottani commentando il report ci sono lo «sfruttamento della prostituzione, con alcuni casi di riduzione in schiavitù e soprattutto il traffico di sostanze stupefacenti». «Sono comunità che operano ormai da tempo nel nostro territorio e sono particolarmente pericolose – sottolinea il procuratore generale – perché sono di difficile individuazione sia per il problema legato alla lingua, ma anche per quello di individuare il ricambio che spesso hanno i componenti di queste organizzazioni criminali».
A testimoniare una presenza sempre più capillare sul territorio italiano della mafia nigeriana, sono i flussi di denaro che dal nostro paese vanno verso la Nigeria: nel 2018 la cifra, secondo i dati diffusi da Banca D’Italia, era di circa 74 milioni di euro, cifra doppia rispetto a quella del 2016.
In aumento la presenza femminile anche se dei 105mila, nigeriani accertati in Italia, la prevalenza sono uomini. Nelle Marche la mafia nigeriana registra una presenza più importante soprattutto nella provincia di Macerata e in quella di Pesaro, ma è presente in tutto il territorio.
Questi gruppi o cults, molto attivi nelle ritualità magiche e fideistiche, reclutano le ragazze da avviare alla prostituzione tramite “La Madame” una figura femminile che stringe un forte legame con le giovani per convincerle a lasciare il paese con la promessa di un lavoro all’estero.
Ma prima portarle in Italia le ragazze vengono soggiogate con riti Voodoo. La Madame le sottopone a queste pratiche tribali per spaventarle e ricattarle così da tenerle asservite al mercato della prostituzione ed evitare che possano scappare, rivolgersi alle famiglie o alle forze dell’ordine.
Alle povere ragazze vengono tagliate ciocche di capelli e pezzi di unghie che il santone di turno utilizzerà per eseguire il rito magico avvalendosi anche delle foto delle stesse ragazze e di quelle dei loro familiari, perché il ricatto è anche quello, di far credere loro che in caso di ribellione accadrà qualcosa di brutto non solo a loro ma anche alla loro famiglia. Spesso nei riti finalizzati alla riduzione in schiavitù vengono costrette a mangiare il cuore di un gallo. Una volta compiuto il rituale le nuove schiave del sesso sono pronte per essere gettate in pasto al mercato della prostituzione di cui la mafia nigeriana si nutre.
Fra i gruppi cultisti presenti in Italia, tutti facenti capo a confraternite, ci sono i The Supreme Eiye Confraternity, i Black Axe, i Maphite e i Vikings, ai quali si affiancano altri gruppi minori. Le prime confraternite nacquero come gruppi universitari a beneficio degli studenti promettenti, poi però sono evolute divenendo sempre più violente, fra gli anni ’70 e ’80. Negli anni ’90 si sono affrancate dai campus universitari divenendo gang criminali urbane e sul finire di quel periodo sono nate le confraternite femminili dedite appunto al mercato della prostituzione come alleate delle confraternite maschili.
Da sottolineare che negli anni 2000 i membri delle confraternite venivano sottoposti a riti di iniziazione: i giovani dovevano resistere a forti percosse, bere liquido miscelato a sangue e in molti casi rendersi responsabili di violenze sessuali perpetrate ai danni delle donne del campus. Riti di iniziazione che con varie modalità sopravvivono ancora.
Agli inizi di dicembre le Marche, insieme ad altre 8 regioni italiane, sono state oggetto di un blitz della polizia di stato che ha portato all’arresto di 32 persone, fra le quali un 29enne nigeriano domiciliato a Falconara Marittima. Gli arrestati erano tutti coinvolte nella tratta di esseri umani finalizzata alla riduzione in schiavitù e alla prostituzione, ma si sono macchiati anche di altri reati fra i quali la violenza sessuale.