Ancona-Osimo

Mal’aria: Macerata virtuosa per polveri sottili e biossido di azoto. A Pesaro cresce il valore medio di Pm10

Il report Legambiente sull'inquinamento atmosferico promuove le quattro città capoluogo marchigiane prese in esame. Ma non mancano le criticità

ANCONA – Pesaro tra le città che hanno aumentato il valore medio di Pm10 tra il 2011 e il 2021, Macerata tra le città virtuose delle Marche per le con concentrazioni di PM2,5 e Biossido di Azoto. Emerge dalla fotografia scattata dal Rapporto ‘Mal’aria di città 2023’ di Legambiente. Il report analizza i livelli di inquinamento atmosferico vagliando i valori delle polveri sottili (PM10 e PM2.,5) e del Biossido di Azoto (No2) pericolosi per la salute umana.

Il report promuove sostanzialmente le quattro città capoluogo marchigiane prese in esame (Ancona, Ascoli, Macerata e Pesaro), pur se andando ad analizzare bene i dati appaiono delle criticità.

Su 95 città analizzate in Italia, sono 29 quelle con almeno una centralina oltre il limite di legge dei 35 giorni di sforamento consentiti per quanto riguarda i livelli di PM10 : guida la classifica negativa la città di Torino (Grassi) con 98 giorni oltre i limiti, seguita da Milano (Senato) con 84, Asti (Baussano) (79), Modena (Giardini) 75, Padova (Arcella) e Venezia (Tagliamento) con 70. Non se la passano meglio Cremona (Cadorna, 67 gg), Treviso (S. Agnese, 66), Mantova (Ariosto), Rovigo (Centro) con 65, Reggio Emilia (Timavo, 64), Alessandria (D’Annunzio, 63), Ferrara (Isonzo) e Frosinone (scalo) con 61 sforamenti, Brescia (Villagio Sereno) e Vicenza (S. Felice) 60, Lodi (Vignati) e Verona (Giarol Grande) 59, Monza (Machiavelli) 58 e Pavia (Minerva) 55 che hanno superato i 50 giorni di sforamenti.

Le Marche emergono con il dato negativo di Pesaro. Tra il 2011 e il 2021 mediamente ogni anno la concentrazione di PM10 nelle città italiane si è ridotta solamente del 2%, ma in alcune città il trend sembra essere “positivo”, nel senso che la tendenza è quella di aumentare il valore medio di PM10 nel tempo. Vale per città come Avellino (+10%), Ragusa (+5%), Pesaro e Oristano (+3%) e Catania (+2%). Città che non hanno fino ad oggi mai superato le concentrazioni medie annue previste dalla normativa, ma che con l’entrata in vigore dei nuovi limiti, e visto il trend in crescita, dovranno correre ai ripari.

Riscaldamento (immagine Etadly da Pixabay)

Guardando al PM2,5 (le particelle di diametro inferiore ai 10 µm per questo ancora più pericolose per la salute umana), delle 85 città italiane analizzate nel report, tutte si sono mantenute sotto il limite normativo attuale (25 µg/mc), ma nel Nord del Paese restano delle criticità: Monza (25 µg/mc), Milano, Cremona, Padova, Vicenza (23 µg/mc), Torino, Alessandria, Bergamo, Piacenza (22 µg/mc), Como (21 µg/mc), Brescia, Asti, Mantova e Lodi (20 µg/mc) che hanno registrato valori che sfiorano il limite normativo. Tra le città virtuose compaiono alcune città del centro, vedi Viterbo, Grosseto, Livorno (10 µg/mc), Macerata (9 µg/mc) e molte città del meridione come Vibo Valentia, Reggio Calabria, Agrigento, Enna (9 µg/mc), Trapani (7 µg/mc), Sassari (6 µg/mc), Catanzaro e Crotone (4 µg/mc) che si trovano già tutte sotto il limite di 10 µg/mc stabilito per il 2030.

Per quanto riguarda l’NO2 (Biossido di Azoto), tutte le città rispettano l’attuale limite normativo (40 µg/mc) ma 57 città, il 61% del campione analizzato, non rientrano nel nuovo valore di riferimento da raggiungere entro il 2030, 20 ug/mc, se invece si tiene in considerazione il limite posto dall’OMS (10 µg/mc), 91 delle città analizzate (corrispondenti al
97% del totale) ad oggi sforerebbero tale soglia. Ad oggi solo Agrigento (8 µg/mc) Siena ed Enna (4 µg/mc) ad oggi rientrano tra i parametri che tutelano la salute umana. Tra le città che hanno riportato i valori medi annui più elevati e che superano ampiamente sia il futuro limite normativo che la soglia dettata dall’OMS figurano: Milano (38 µg/mc), Torino (37µg/mc), Palermo e Como (35 µg/mc), Catania (34 µg/mc), Roma (33µg/mc) Monza, Trento e Bolzano (31 µg/mc), Firenze, Genova e Padova (30 µg/mc).

Le città che invece più si avvicinano al limite OMS (concentrazione di NO2 minore o uguale a 10 µg/mc) sono Siracusa, Caltanissetta, Verbania, Brindisi (15 µg/mc), Rieti, Macerata e Sassari (14 µg/mc), Nuoro, Trapani, Oristano e Catanzaro (13 µg/mc), Lecce, Reggio Calabria e Vibo Valentia (12 µg/mc), Ragusa (11μg/mc).

La situazione nelle Marche

Il report analizza i livelli di quattro città marchigiane: Ancona, Ascoli, Macerata e Pesaro. Nel 2022 il valore medio annuale di Pm10 ad Ancona è di 24 µg/mc, il Pm 2,5 di 15 µg/mc e l’No2 di 18 µg/mc, dati che registrano una diminuzione del -6% per quanto concerne il Pm10 rispetto al periodo 2011-2021 e del -2% per quanto riguarda l’No2. Guardando al dato di Ascoli Piceno il valore medio annuale di Pm10 è di 22 µg/mc, il Pm 2,5 di 14 µg/mc e l’No2 di 16 µg/mc, dati che registrano una diminuzione del -9% per quanto concerne il Pm10 rispetto al periodo 2011-2021.

A Macerata il valore medio annuale di Pm10 ad Ancona è di 16 µg/mc, il Pm 2,5 di 9 µg/mc e l’No2 di 14 µg/mc, dati che registrano una diminuzione del -8% per quanto concerne l’No2 rispetto al periodo 2011-2021. Infine, guardando ai dati relativi alla città di Pesaro i dati sono i più elevati: il valore medio annuale di Pm10 è di 29 µg/mc, il Pm 2,5 di 18 µg/mc e l’No2 di 21 µg/mc, dati che registrano una crescita del 3% per quanto concerne il Pm10 rispetto al periodo 2011-2021 e del 3% anche per quanto riguarda l’No2.

Il commento di Legambiente Marche

Marco Ciarulli

«Nello scenario nazionale la nostra regione appare un’isola felice rispetto alle regioni più industrializzate e più densamente abitate – evidenzia Marco Ciarulli, presidente Legambiente Marche – La ridotta pressione antropica avvantaggia le Marche, ma restano delle criticità, specie nelle città più densamente abitate come Ancona e Pesaro». Nodi che secondo Legambiente Marche possono essere ‘sciolti’ «risalendo alla fonte dell’inquinamento».

«Sappiamo che caldaie, industria e mezzi di trasporto sono i fattori che maggiormente provocano inquinamento, insieme all’agricoltura» e in direzione di questi inquinanti «occorre lavorare». Secondo Ciarulli «servono politiche che incentivino l’efficientamento dei sistemi di riscaldamento e dei processi industriali» e che puntino ad incentivare l’utilizzo dei mezzi di trasporto pubblici.

«L’Italia ha il parco auto più grande d’Europa – osserva – bisogna fare in modo che si possano utilizzare mezzi di trasporto alternativi all’auto, non solo sulla costa dove i collegamenti del trasporto pubblico sono migliori, ma anche nell’entroterra. Servono politiche nazionali, regionali e anche locali coraggiose. Il Pnrr in tal senso rappresenta uno ‘strumento’ importante per rendere più green le nostre città. Le targhe alterne e il blocco delle auto non sono una soluzione. Bisogna guardare oltre».