ANCONA – «I dati che ieri ci hanno portato in zona arancione sono il 21,1% di ricoveri in terapia intensiva (54 ricoveri su 256 posti letto) e del 32,9% in area medica (338 ricoveri su 1027 posti letto). Già con i dati di oggi abbiamo il 20,3% in terapia intensiva (52 ricoveri), e il 31,7% in area medica (325 ricoveri)». È la riflessione del presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, sulla sua pagina Facebook, dopo che ieri è arrivata l’ordinanza del Ministro della Salute Roberto Speranza che colloca le Marche in zona arancione da lunedì 7 febbraio.
Un post nel quale riporta il grafico della curva dei contati e dei ricoveri a dimostrazione dell’andamento della pandemia nella regione.
«Più di mille parole» il grafico «illustra la situazione dell’andamento della pandemia nelle Marche da metà novembre – dice il governatore -. La linea blu rappresenta il numero dei contagi, mentre la linea rossa quello complessivo dei ricoveri, sia in terapia intensiva che in area medica. È evidente che a fronte di un aumento molto elevato di positivi registrati, non corrisponde un uguale aumento dei ricoveri nelle nostre strutture ospedaliere, consegnandoci la fotografia di una situazione che fortunatamente, anche grazie alla campagna vaccinale, resta sotto controllo».
Eppure da lunedì il passaggio in fascia arancione, con restrizioni valide solo per i non vaccinati, ma un senso di allarme sulla popolazione che il governatore contesta e per il quale spiega «abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere al Governo di cambiare strategia e di adeguarla a questa nuova fase, che a noi risulta chiara e inequivocabile.
La zona gialla, e a maggior ragione la zona arancione, comportano un messaggio di allarme con delle ulteriori conseguenze sociali ed economiche. Se il Governo ritiene di non rimuovere questo tipo di divisione in fasce di colore e di restrizioni, deve anche fronteggiarne le conseguenze che pesano su interi settori, come il turismo, le attività commerciali ed economiche, il mondo dello spettacolo e non solo».
Acquaroli rimarca che «le Regioni non possono intervenire con provvedimenti contrari rispetto a queste decisioni prese dal Governo. Ritengo però urgente riprendere la discussione in sede di Conferenza delle Regioni per chiedere al Governo nuovi ristori in virtù delle restrizioni che impone».