ANCONA – Ancona è il capoluogo dove si paga più Irpef, seguito da Macerata, Pesaro, Ascoli Piceno e Urbino, mentre Fermo è in assoluto il meno tartassato. A dirlo è l’ultimo rapporto di Confprofessioni, realizzato dall’Assemblea dei presidenti regionali e dall’Osservatorio delle libere professioni insieme al Il Sole 24 Ore, su dati del Dipartimento delle Finanze del Mef (Ministero dell’Economia e delle Finanze). Grazie all’elaborazione di una nuova misura, un “super indice” che somma le addizionali Irpef regionali e comunali, è emerso che la pressione fiscale di questa tassa cresce sensibilmente nelle Marche.
La regione è stata infatti osservata nell’arco temporale che va dal 2012 al 2016, nell’ambito di una più valutazione che ha preso in esame 111 capoluoghi di provincia italiani: Roma è risultata essere il capoluogo più “tartassato”, mentre Bolzano è quello dove le addizionali sono diminuite maggiormente.
E le Marche? Ancona si posiziona ben oltre la metà alta della classifica, tra i comuni che hanno registrato il più significativo aumento nelle addizionali. Nonostante per incremento dell’imposta media pro capite il capoluogo marchigiano scenda dal 35esimo al 45esimo posto, segna comunque un aumento Irpef del 1,94%: dai 443,97 euro del 2012 l’addizionale passa ai 452,60 euro del 2016.
Anche Macerata è tra le più “tartassate” della graduatoria: passa infatti dal 54esimo al 66esimo posto e il “super-indice” registra una crescita del 2,15%. L’addizionale aumenta da 409,12 euro a 417,92 euro a testa.
Meno pesante la pressione fiscale a Pesaro, Ascoli Piceno e Urbino, rispettivamente all’81esimo, 82esimo e 83esimo posto, quando nel 2012 erano al 75esimo, 72esimo e 76esimo posto. L’Irpef segna comunque una crescita, del 4,76% a Pesaro, del 3,03% ad Ascoli Piceno e del 3,43% a Urbino: le addizionali si attestano a 394,94 euro per Pesaro, 391,62 euro per Ascoli Piceno, 386,46 euro per Urbino.
La città con le addizionali locali più basse è Fermo che si trova al 95esimo posto nel 2016 mentre nel 2012 era al 90esimo. Anche in questo caso, però, c’è stato un incremento del 4,68% dell’imposta media pro capite, passata dai 336,19 euro del 2012 ai 351,92 del 2016.
Dati che secondo Confprofessioni, dimostrano una crescita della pressione fiscale “spalmata” nel medio e lungo periodo.
In Italia, infatti, le addizionali rappresentano una tassa “occulta” da 17 miliardi di euro: tra il 2006 e il 2016 il peso delle addizionali Irpef ha registrato un incremento di oltre l’82%: se nel 2006 l’addizionale regionale complessiva a carico dei contribuenti ammonta a circa 7.47 miliardi di euro, nel 2016 lo stesso dato si attesta su un valore di circa 11.95 miliardi di euro con un incremento di oltre il 60%.
Ancora più forte il dato relativo all’addizionale comunale, che segna (nell’ammontare) una crescita record del 181,9%, passando da circa 1.68 miliardi nel 2006 a circa 4.75 miliardi nel 2016. Enti locali ancora pronti a “battere cassa” secondo Confprofessioni: la legge di Bilancio 2019, infatti, non conferma il blocco delle aliquote di addizionali comunali e regionali Irpef ed è possibile che comuni e regioni, entro marzo, decidano per un ulteriore aumento della tassazione.