Ancona-Osimo

Banda Lanterna Azzurra: «Ragazzi già deviati, strutturati in una “famiglia”»

La presidente dell’Osservatorio nazionale adolescenza Onlus, Maura Manca, commenta l'arresto dei giovani responsabili di aver spruzzato lo spray al peperoncino all'interno della discoteca di Corinaldo

Maura Manca

ANCONA – «La strage di Corinaldo ci deve far riflettere su quanto sia marcato il problema della devianza giovanile nel nostro Paese e su quanto non si faccia ancora abbastanza per tutelare i nostri ragazzi». Interviene così la nota psicologa clinica, psicoterapeuta e presidente dell’Osservatorio nazionale adolescenza Onlus, Maura Manca, commentando l’arresto della banda responsabile della tragedia di Corinaldo dove l’8 dicembre scorso morirono 5 adolescenti e una mamma 39enne, schiacciati dalla calca nel fuggi fuggi dalla discoteca Lanterna Azzurra, dopo che era stato spruzzato all’interno del locale spray al peperoncino.

Gli inquirenti hanno scoperto che la banda del modenese, specializzata in furti con strappo e rapine, aveva messo a segno numerosi colpi in varie zone d’Italia e forse uno anche al parco divertimenti Disneyland di Parigi. Un gruppo criminale senza scrupoli, costituito da 6 ragazzi tutti di età compresa tra i 19 e i 22 anni, oltre ad un ricettatore 65enne, che colpiva i propri coetanei approfittando del marasma scatenato dalla sostanza urticante per poi dileguarsi velocemente. Intanto proseguono anche sul fronte delle carenze strutturali nei presidi di sicurezza rilevate alla Lanterna Azzurra.

«Non sono quelle le condizioni in cui si può svolgere un concerto – osserva la dottoressa Manca – , non si può morire schiacciati perché la struttura non ha retto il peso di tutte quelle persone che non si dovevano trovare all’interno del locale». Una tragedia, quella di Corinaldo, che secondo la psicoterapeuta «deve far riflettere anche sull’età dei ragazzi che hanno attivato il caos generale, sulla banda che ha utilizzato lo spray urticante e su quanto questi ragazzi abbiano agito liberamente senza scrupoli e senza che nessuno si sia accorto di niente».

Numerosi i colpi messi a segno dalla banda che agiva nei locali tra nord e centro Italia. «Una serialità importante la loro – evidenzia la presidente dell’Osservatorio nazionale adolescenza Onlus – , un furto dopo l’altro, una condotta criminale organizzata, pianificata, consapevole e ricercata. Una gang unita dal fine comune del profitto economico e personale. Ragazzi già deviati che si sono strutturati in una “famiglia” in grado di guadagnare anche migliaia di euro al mese sulle spalle delle povere vittime con l’aiuto di ricettatore che si occupava della refurtiva. Ragazzi senza un senso morale, pericolosi socialmente, che non si sono fermati neanche davanti alla morte di alcuni ragazzi e di una mamma».

Una condotta, spiega la dottoressa Manca – che denota una «totale assenza del senso dell’altro, un essere accecati dai propri fini che non giustificano minimamente i mezzi. Ciò che lascia ancor più sconcertati, è la loro convinzione di rimanere impuniti, l’illusoria sensazione di onnipotenza e la freddezza con cui hanno gestito il durante e il dopo. Nessuno ridarà la vita a chi l’ha persa – conclude – , non si può far ricadere la colpa solo su una banda di criminali e su uno spray al peperoncino, il problema riguarda anche le Istituzioni e la gestione di queste serate in cui sono presenti migliaia di ragazzini che non possono perdere la vita in questo assurdo modo».