Ancona-Osimo

Medio Oriente, Gallegati: «La crisi rischia di penalizzare economicamente soprattutto le Marche»

Con la tregua che sembra sempre più lontana tra Hamas e Israele, e la minaccia degli Houthi, la situazione è ancora in stallo. L'economista Gallegati parla dei possibili rischi per le Marche

La campagna a Montefortino di Arcevia dove, tra il 1894 e il 1899, è stata portata alla luce una delle più importanti necropoli della popolazione celtica dei Galli Senoni
(Immagine di repertorio)

ANCONA – «Un eventuale blocco commerciale dei traffici marittimi con il Medio Oriente penalizzerebbe le Marche, più di altre regioni italiane». Ad esprimere preoccupazione per gli ultimi movimenti sullo scacchiere internazionale del conflitto in Medio Oriente è l’economista dell’Università Politecnica delle Marche Mauro Gallegati.

Con la tregua che sembra farsi sempre più lontana tra Hamas e Israele, e la minaccia degli Houthi all’Italia se dovesse colpire in Yemen, la situazione risulta ancora in stallo. «Non vedo prospettive di miglioramento sul fronte del conflitto – dice l’economista – e anzi, temo che il protrarsi di questa situazione finirà per pesare anche sul processo di transizione ecologica perché con la crisi attuale le imprese non hanno soldi da investire su questo fronte».

Secondo Gallegati le Marche «rischiano di subire gli effetti della crisi internazionale in maniera un po’ più pesante rispetto ad altre regioni» e l’area geografica che rischia di essere più penalizzata è «la provincia di Ascoli Piceno. Già nel terzo trimestre del 2023 la farmaceutica registrava un rallentamento, se si dovesse arrivare ad un blocco dei traffici commerciali marittimi nel Mar Rosso, la situazione per le Marche, e per l’Ascolano in particolare, rischia di peggiorare ulteriormente».

A preoccupare l’economista è la possibilità che «le imprese che hanno investito in quell’area possano andare ad investire in altre regioni o addirittura all’estero». Gallegati ricorda «la crisi del comparto calzaturiero che prosegue ormai da un decennio» ed evidenzia che «la meccanica che fino a qualche anno fa era forte a Jesi e Fabriano, ora è in crisi e molte imprese stanno delocalizzando. Il conflitto rischia di peggiorare questo quadro portando ulteriori rallentamenti».

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