Ancona-Osimo

Midollo osseo, il 100° donatore marchigiano racconta la sua esperienza. Meschini: «Quando mi hanno chiamato ho risposto subito sì»

Si chiama Patrik Meschini ed è il 100° donatore di midollo osseo nelle Marche. Ci ha raccontato il suo percorso a margine della presentazione dei dati del Registro donatori regionale

ANCONA – «Quando ho ricevuto la chiamata per la donazione ho risposto subito si». Così Patrik Meschini, 31enne, di Montegranaro (Fm), 100° donatore di midollo osseo nelle Marche. Con una semplicità disarmante, il giovane, corriere per una azienda di trasporti, capo scout e volontario della Croce Verde, ha raccontato la sua esperienza ad Ancona a Palazzo Raffaello nell’ambito della presentazione dei dati del Registro regionale dei donatori di midollo osseo.

Si tratta di una tipologia di donazione, quella delle cellule staminali ematopoetiche, che viene impiegata nelle malattie oncoematologiche come i linfomi, le leucemie. Una donazione salvavita.

Il giovane ha raccontato di essersi iscritto al registro dei donatori all’età di 20 anni. Un gesto, il suo, di grande altruismo, maturato, come racconta lui stesso, nella famiglia di origine, un ambente «dove il  volontariato e il donarsi agli altri è stato sempre importante».

«I miei familiari all’inizio erano titubanti» ma poi «ho spiegato loro che in realtà è una ‘semplice’ plasmaferesi, non è faticoso». Patrik fin da giovanissimo si è iscritto a varie associazioni, una delle quali l’Admo. «Donare il midollo – racconta – è donare pienamente se stessi: non solo a me non ha portato via niente, ma anzi, mi ha arricchito a livello morale ed esperienziale. A noi donatori non si chiede tanto, ma possiamo fare tanto».

Secondo Meschini attorno alla donazione ci sono degli stereotipi da superare: «Le persone pensano che serva coraggio e fatica, in realtà è semplice e si può donare anche velocemente». 

A testimoniare l’importanza nel salvare vite della donazione è Lorenzo Rossini, 48enne, libero professionista, residente a Pesaro. Rossini ha ricevuto la donazione di un giovane italiano con cui è in contatto in forma anonima, come ha raccontato lui stesso. Un donatore che di fatto incarna, per età e altruismo, la figura di Patrik Meschini.

Rossini racconta che nel 2010 gli venne diagnosticato un linfoma non Hodgkin e di aver saputo solo dopo, da guarito, che secondo i medici «non avevo molta speranza, la speranza è venuta da un ragazzo come Patrik, che mi ha salvato la vita, non solo la mia, ma anche quella delle persone che mi vogliono bene».

Il 48enne ha sottolineato che si tratta di una donazione che può salvare la vita «di un paziente in attesa di trapianto, e che ha come unica speranza, oltre alla saggezza e alla sapienza dei medici e delle terapie, di avere un trapianto di midollo osseo. Una donazione che non salva soltanto quella vita, ma anche quella di coloro che gli stanno accanto e di quelle che conosceranno».