Ancona-Osimo

Migranti, la Geo Barents ad Ancona. Medici Senza Frontiere: «Alcuni vittime di torture»

La nave ha attraccato al porto dorico; i minori non accompagnati diretti alla struttura di accoglienza temporanea di Senigallia. Il racconto del capomissione

ANCONA – È entrata al porto di Ancona alle 07:30 ed ha attraccato in banchina poco prima delle 08 di questa mattina, 12 gennaio, sotto una pioggia battente, la Geo Barents, la nave di Medici Senza Frontiere. A bordo 73 naufraghi salvati in acque internazionali al largo della Libia, mentre erano in balia del mare, a bordo di un gommone.

Il prefetto di Ancona, Darco Pellos, presente alla banchina 22 fin da prima dell’arrivo della nave, ha spiegato che le operazioni si stanno svolgendo nel migliore dei modi. I minori non accompagnati, 18 a quanto risulta al momento, sono già stati fatti sbarcare dalla nave: i primi a scendere sono stati cinque minorenni non accompagnati che necessitano di cure, ma che comunque non sono casi urgenti.

Dopo essere stati sottoposti a test Covid, ai primi accertamenti sanitari, dopo essere stati rifocillati e censiti, saranno trasferiti a bordo di un pullman della Marina Militare presso il “Cas per Msna (Centro accoglienza per minori stranieri non accompagnati) Fondazione Caritas Senigallia”, la struttura di accoglienza temporanea della Caritas, dove hanno già hanno trovato una prima accoglienza gli altri 18 minori non accompagnati sbarcati dalla Ocean Viking martedì sera.

Mentre la pioggia ha lasciato via via spazio al sole che sta riscaldando l’aria prima gelida, stanno iniziando a sbarcare dalla nave di Medici Senza Frontiere anche i primi migranti maggiorenni. Da quanto risulta i naufraghi che erano a bordo della Geo Barents sono abbastanza giovani ed hanno una età compresa tra i 14 e i 40 anni al massimo.

Juan Matias Gil, capo missione di Medici Senza Frontiere

Un viaggio lungo sei giorni e complesso quello della nave umanitaria che ha dovuto sfidare onde alte fino a due metri. Il capo missione di Medici Senza Frontiere, Juan Matias Gil ha ricordato che la nave umanitaria aveva «chiesto al governo di riconsiderare la decisione di mandarci a 1.500 chilometri rispetto al luogo dove avevamo effettuato il soccorso, è stata rifiutata categoricamente senza posto per una trattativa e chi ha sofferto sono state le persone a bordo».

Gil ha spiegato «volevamo sbarcare nel posto più vicino possibile per fare fronte ai bisogni che hanno le persone». Con le complesse condizioni meteo-marine i migranti «sono stati male, si sono indeboliti, hanno avuto nausea e pure tra il nostro equipaggio ci sono state persone che si sono ammalate».

A bordo, tra i 73 migranti, di cui «nessuno ha bisogno di ricovero urgente in ospedale» spiega. «Abbiamo 18 minori, fra 14 e 18 anni», mentre il resto «sono giovani e hanno meno di 40 anni. Quando li abbiamo salvati erano a bordo di un solo gommone gonfiabile. Con loro abbiamo parlato tanto – racconta – e in tutti questi giorni di navigazione si sono cominciati ad aprire: abbiamo trovato diversi casi di vittime e sopravvissuti a torture. Storie, purtroppo, ricorrenti in Libia». Tra i bisogni sanitari riscontrati, prosegue, «problemi dermatologici, bruciature e bisogni di sostegno psicologico».

La Geo Barents ormeggiata alla banchina 22