ANCONA – «Mi ha colpito vedere il senso di gratitudine che ci hanno espresso i migranti dopo che li abbiamo accolti in banchina: ci hanno ringraziato chi con il pollice alzato, chi dicendo ‘thank you’, chi con una carezza o con scambi di sorrisi, gesti che ripagano il nostro lavoro». Lo racconta Emanuele Bajo, delegato emergenze della Croce Rossa Italiana che ieri sera (10 gennaio) ha partecipato al porto di Ancona alle operazioni di accoglienza dei 37 naufraghi sbarcati dalla Ocean Viking dell’Ong Sos Mediterranee (Qui il VIDEO).
Il volontario e coordinatore Cri, che ha partecipato «per la prima volta» allo sbarco di migranti da una nave umanitaria, giunta peraltro per la prima volta nel porto del capoluogo marchigiano, racconta che «a livello emotivo l’impatto è stato forte: vedere la nave attraccare mi ha fatto venire i brividi sapendo che a bordo c’erano i naufraghi. Vedere con i propri occhi è diverso che vedere in tv. Ti rendi conto che dietro c’è una macchina organizzativa che opera in maniera efficiente per dare il massimo».
I migranti a bordo, di età compresa tra i 14 e i 50 anni circa «erano tutti senza scarpe, infreddoliti e stremati dal viaggio, i nostri volontari saliti a bordo hanno consegnato a tutti e 37, scarpe, scaldamani e ‘metalline’ cioè le coperte termiche. Nei nostri magazzini avevamo un buon assortimento di calzature – dice – e il personale salito in nave ci ha ragguagliato sulle taglie, così abbiamo portato le scarpe necessarie, dal numero 35 fino al 45». Ai migranti è stato fornito un kit dalla Prefettura di Ancona composto da abiti, abbigliamento intimo, calzini, e un cestino con il pasto. Appena arrivati, prima delle operazioni di identificazione e censimento, sono stati rifocillati dalla Croce Rossa con thè caldo e biscotti.
A bordo della Ocean Viking c’erano «giovani dalla Nigeria, dall’Eritrea e dal Sudan» nessuno dei quali parlava italiano, ma la lingua non è stata una barriera perché «tra i volontari Cri erano presenti mediatori linguistici e professionisti che conoscevano diverse lingue tra le quali anche quelle dei migranti». «Il primo approccio non è stato semplice – racconta Bajo – quando hanno visto salire i volontari a bordo, indossando le tute bianche con le mascherine, si vedeva che erano spaesati e perplessi, è comprensibile, poi via via si sono tranquillizzati».
Una volta a terra il ruolo del personale Cri è stato anche quello di raccogliere informazioni circa eventuali familiari ai quali ricongiungersi e parlando con il personale della Croce Rossa il ‘ghiaccio’ si è sciolto e «hanno iniziato a chiacchierare con noi. In due – tre casi ci hanno detto di avere parenti qui in Italia o in altri paesi europei». In linea generale «Vederli salire sui pullman in maniera più serena rispetto al loro arrivo – spiega – ci ha tranquillizzato e ci ha fatto piacere, ripagandoci del nostro lavoro». Le procedure di prima accoglienza si sono concluse alle tre del mattino quando i migranti sono stati trasferiti nelle strutture di accoglienza, i minori (18) in una struttura temporanea a Senigallia, e gli altri in centri appositi dislocati nella regione. Nessuno ha avuto bisogno di ricovero ospedaliero, anche se «hanno viaggiato a bordo di gommoni seduti sopra i motori».