Ancona-Osimo

Minori allontanati dalle famiglie, Malaigia (Lega): «Nelle Marche numeri troppo alti»

Nel 2018 sono stati 1332 i giovani allontanati dal nucleo di origine, dei quali 452 in affido e 880 in comunità. Questa tematica al centro del consiglio regionale. A rispondere la vicepresidente Anna Casini. Ecco cosa dice

ANCONA – Aiutare le famiglie indigenti piuttosto che sottrarre i minori e cercare di mantenere i contatti con le famiglie di origine senza generare strappi.

È quanto ha chiesto la doppia interrogazione poi unificata discussa ieri (5 novembre) in consiglio regionale dove si è parlato di minori allontanati dalle famiglie e collocati in affido o in comunità. La questione è stata sollevata in aula dalla consigliera regionale di Fratelli d’Italia Elena Leonardi e dalla consigliera regionale della Lega Marzia Malaigia.

A rispondere è stata la vicepresidente regionale Anna Casini che ha illustrato i numeri dei minori collocati temporaneamente in affido familiare e nelle strutture.

Nel 2018 sono stati 1332 i minori allontanati dalle famiglie di origine, dei quali 452 sono stati collocati in affido presso altre famiglie e 880 in comunità. Un numero che sostanzialmente si è mantenuto più o meno stabile nonostante qualche leggera variazione nel corso degli ultimi 4 anni: nel 2015 erano 1333 (450 in affido e 883 in comunità), 1569 nel 2016 (427 in affido e 1142 in comunità) e 1482 nel 2017 (444 in affido e 1038 in comunità).

Casini ha spiegato che a inizio 2019 la Regione ha avviato un tavolo di confronto fra i soggetti coinvolti nella tutela dei minori, ovvero Asur, Ambiti Territoriali Sociali e Autorità Giudiziaria, che sta giungendo alla produzione di un atto che verrà presentato agli organi decisionali. Il tavolo interistituzionale era stato avviato dalla Regione per creare momenti di incontro e confronto fra i soggetti coinvolti nell’ambito dei quali definire modalità organizzative e gestionali del lavoro degli operatori territoriali data la complessità e la numerosità dei casi. Inoltre ha annunciato il rafforzamento e l’integrazione dei servizi territoriali e dei direttori dei distretti sanitari. Infine ha precisato che i  numeri relativi ai minori collocati temporaneamente fuori dalle famiglie di origine sono desunti dalle domande presentate dai comuni per il rimborso delle spese annuali sostenute.

Una risposta che però non ha soddisfatto le due consigliere che hanno sollevato la questione. Malaigia ha definito la «risposta tecnica» e il «numero di affidi troppo alto». «Dietro c’è un problema sociale cogente – ha dichiarato – trattandosi di minori. L’interesse primario deve essere quello di aiutare i minori in un reinserimento nelle famiglie di origine che vanno supportate e sostenute. Denunciamo l’abuso nel ricorso a questa misura di interventi sulle famiglie, che quando sono in difficoltà vanno aiutate a superare queste difficoltà e non a recidere i ponti con la famiglia di origine». «È responsabilità di tutto il sistema che dovrebbe controllare e monitorare queste strutture».

Leonardi, ha spiegato che «il tavolo si doveva riunire e produrre effetti come il monitoraggio e la definizione di strategie di intervento, ma nella risposta questo non appare». «L’efficacia di questi strumenti si misura nei momenti in cui riescono ad essere effettivi e ad applicarsi nell’interesse dei minori e delle famiglie. Sarebbe importante stabilire quanti casi sono legati a situazioni di indigenza della famiglia che potrebbe essere sanate con le stesse risorse e forse anche con risorse minori di quelle che vengono date agli istituti». Una questione che è «nell’interesse dei minori e delle famiglie», come ha spiegato Leonardi, puntualizzando che dove essere prioritario «mantenere il nucleo familiare unito e nel caso in cui questo non fosse possibile andrebbe valorizzato prima il contesto familiare con un affidamento a zii e nonni, comunque a persone vicine ai familiari».