Una rete di infrastrutture con trasporti pubblici poco impattanti sull’ambiente da poter utilizzare per andare al lavoro e per gli altri spostamenti, senza dover utilizzare l’auto. È la ‘ricetta’ di Legambiente Marche in tema di mobilità sostenibile, per tutelare l’ambiente, salvaguardare la salute e promuovere un’economia green. Tre questioni di cruciale importanza che secondo Marco Ciarulli, presidente regionale di Legambiente, devono trovare un punto di Incontro.
«Inutile parlare di sostenibilità nella mobilità se non si lavora ad un piano alternativo all’utilizzo dell’automobile – spiega – l’Italia è seconda solo al Lussemburgo per il parco auto più grande d’Europa: ogni 100 persone, 70 hanno un’auto, considerando che nel campione di popolazione ci sono anche persone che non guidano, come minorenni e grandi anziani».
Legambiente Marche delinea un quadro «stagnante in tema di investimenti nei trasporti pubblici, su ferro (treni, ndr) e gomma, e le Marche, nei nostri report, sono sempre agli ultimi posti per investimenti nel trasporto pubblico, una situazione cronica che va avanti ormai da decenni. Serve un cambio radicale – prosegue – bisogna procedere con il raddoppio della Orte-Falconara, un’opera di cui si parla da decenni, ma che è ancora una chimera».
La mobilità «è un tema che intreccia turismo ed economia – spiega – se pensiamo ad una metropolitana di superficie, la rete gomma-ferro è distribuita in maniera omogenea nell’area costiera, l’entroterra invece non è ben collegato e dove lo è ci sono difficoltà logistiche».
La sfida per Ciarulli è quella di investire nei mezzi non impattanti sull’ambiente come «gli autobus elettrici, l’alternativa all’auto più praticabile in tempi brevi, ma l’ideale è il trasporto ferroviario». Tra le misure attuabili in tempi brevi, propone anche le aree ztl, con centri storici liberi dalle auto: «Non è una proposta ‘radical-chic’ – dice – che vuole penalizzare l’economia, ma una proposta che vuole migliorare la qualità della vita delle persone». Fondamentale in tal senso creare una cultura della mobilità sostenibile e «agire sulle buone pratiche individuali, anche all’interno delle città dove c’è un forte ‘autocentrismo’».