Ancona-Osimo

Mortalità da covid, il 28,2% senza concause. Giacometti: «Messaggio importante per gli spavaldi»

È quanto emerge dal Rapporto Istat - Istituto Superiore di Sanità condotto sulla base delle informazioni riportate dai medici nelle schede di persone morte perché positive al SarsCov2. L'analisi dei dati del primario della Clinica di Malattie Infettive di Torrette

ANCONA –  L’89% delle persone decedute positive al covid-19 sono morte di coronavirus, mentre il restante 11% è deceduto per altre malattie. È quanto emerge dal Rapporto Istat – Istituto Superiore di Sanità, “Impatto dell’epidemia covid-19 sulla mortalità” condotto sulla base delle informazioni riportate dai medici in 4.942 schede di persone morte perché positive al SarsCov2, nel periodo fino al 25 maggio.

Dell’11% dei decessi avvenuti per altre cause, il 4,6% delle persone sono morte per malattie cardiovascolari, il 2,4% per tumori, l’1% per malattie del sistema respiratorio, lo 0,6% per diabete, lo 0,6% per demenze e  lo 0,5% per malattie dell’apparato digerente.

La quota di decessi in cui il covid è la causa direttamente responsabile della morte varia in base all’età: nella fascia d’età fra 60-69 anni segna il 92% e l’82% sotto i 50 anni. Tra le concause più frequenti che hanno portato al decesso ci sono le cardiopatie ipertensive (18%), il diabete mellito (16%), le cardiopatie ischemiche (13%), i tumori (12%). Le malattie croniche delle basse vie respiratorie, le malattie cerebrovascolari, le demenze o la malattia di Alzheimer e l’obesità incidono invece meno del 10%.

Tra le complicanze che hanno portato più frequentemente alla morte ci sono la polmonite (79% dei casi) e l’insufficienza respiratoria (55%). Altre complicanze meno frequenti sono lo shock (6%), la sindrome da distress respiratorio acuto (Ards) ed edema polmonare (6%), le complicanze cardiache (3%), la sepsi e le infezioni non specificate (3%).

Ma secondo il rapporto il covid-19 è una malattia che può rivelarsi fatale anche in assenza di altre cause: non ci sono concause di morte preesistenti nel 28,2% dei decessi analizzati, percentuale simile nei due sessi e nelle diverse classi di età. Solo nelle età 0-49 anni la percentuale di decessi senza concause è più bassa, pari al 18%. Il 71,8% dei decessi di positivi ha invece almeno una concausa: il 31,3% ne ha una, il 26,8% due, il 13,7% tre o più concause.

Andrea Giacometti, professore di Malattie Infettive e Pneumologia presso l’Università Politecnica delle Marche

«Sono i dati che ci attendevamo – commenta il primario della Clinica di Malattie Infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona Andrea Giacometti – . La mortalità nei pazienti positivi al Coronavirus è più spesso dovuta a questo agente patogeno se sono presenti altre patologie e se l’età è avanzata. Diciamo che queste altre condizioni sono le concause (obesità, diabete, ipertensione, cardiopatie, ecc..)».

Più importante secondo l’infettivologo è invece il dato relativo alla mortalità in assenza di concause che, anche se «riguarda in realtà una minoranza dei soggetti infettati dal virus», in ogni caso mostra che «non ci si può sentire sicuri e magicamente protetti solo perché si è giovani e sani».

Il primario pone l’accento sulla necessità di rispettare le norme anti contagio, in primis il distanziamento interpersonale e l’uso della mascherina che, ricorda, va indossata nei luoghi pubblici al chiuso, ma anche all’aperto quando non sia possibile rispettare il distanziamento previsto.

Poi il divieto di assembramento che purtroppo viene sistematicamente non rispettato da alcune persone, in particolare da giovani e giovanissimi che si ammassano fra loro nei luoghi della movida. E i dati del Rapporto devono far riflettere: «È un messaggio che dovrebbe passare bene a tanta gente un po’ spavalda ed incurante» evidenzia il professor Giacometti, nel ricordare l’importanza di indossare correttamente la mascherina che, rimarca, deve coprire naso e bocca. Oltretutto l’andamento dei contagi in Europa mostra che il nostro Paese è praticamente accerchiato con Spagna, Balcani, Romania dove il virus ha subito una impennata di contagi. Insomma serve senso di responsabilità per evitare il prolificare di nuovi focolai.