ANCONA- Nelle Marche è difficile applicare la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza a causa dell’alta percentuale di medici obiettori di coscienza. Per far si che questo diritto della donna venga garantito, si è costituito il coordinamento regionale “194 Senza Obiezione”. Composto da cittadini e associazioni, è autonomo da movimenti e partiti politici.
«La situazione dell’interruzione volontaria di gravidanza nelle Marche è evidentissima: l’obiezione di coscienza nel 2016 è stata del 70,1%, ben superiore ai valori dei tre anni precedenti- spiega Loredana Galano, una dei portavoce del coordinamento “194 Senza Obiezione”-. C’è poi una specificità che è tipica della Regione Marche e cioè, territori dove l’obiezione di coscienza è del 100%. A Jesi ad esempio, si verifica in maniera reiterata e strutturale, l’interruzione di un pubblico servizio in quanto c’è un solo medico non obiettore che da Senigallia va a Jesi e pratica l’interruzione volontaria di gravidanza una volta ogni 15 giorni. Essendo la legge 194 applicabile entro i 90 giorni di gravidanza, è evidente che c’è una grande disfunzione».
L’obiettivo del coordinamento è che la Regione applichi la legge 194. «Occorre una seria regolamentazione sull’obiezione di coscienza e vogliamo aprire un tavolo di confronto permanete con la Regione affinché venga attuato un controllo serio. Ci sono situazioni insostenibili. Le Marche sono una regione dove c’è un alto tasso di immigrazione sanitaria proprio legata all’interruzione volontaria di gravidanza. Inoltre, è necessario potenziare i consultori: devono tornare a svolgere la funzione di prevenzione dell’aborto, come previsto dalla legge 194- afferma la Galano-.
Vogliamo avere informazioni sulla mozione presentata dal consigliere Gianluca Busilacchi che regolamenta l’obiezione di coscienza e sulla sperimentazione dell’aborto farmacologico con la pillola RU486 che la Regione Marche ha attuato a partire dal 2016. Altre richieste riguardano funzioni e dirigenze legate a medici non obiettori. Abbiamo contezza del fatto che laddove ci sono reparti con i primari non obiettori, c’è la garanzia sia che sarà attuata l’interruzione volontaria di gravidanza, sia la garanzia della presenza del medico obiettore. In questo modo i due diritti non entrano in conflitto».
Per quanto riguarda le segnalazioni da parte delle donne che hanno avuto difficoltà a veder riconosciuto il loro diritto, la situazione è molto delicata. «C’è sicuramente un sommerso. Abbiamo comunque testimonianze di operatori sanitari riguardo ragazze anche molto giovani che hanno abortito clandestinamente. Con internet ormai è facilissimo prendere pillole. Gli aborti clandestini sono in aumento. Questo non può essere sottovalutato».