ANCONA – «Dall’attività di analisi e dalle investigazioni è emerso che ad oggi non emergono associazioni criminali radicate nel territorio marchigiano ma sono state rilevate propaggini riconducibili alle mafie tradizionali. In particolare, è da tempo documentata la presenza e l’operatività di soggetti di matrice ‘ndranghetistica interessati prevalentemente all’infiltrazione del tessuto economico ed imprenditoriale». È quanto si legge in un passaggio dell’ultima relazione al Parlamento della Direzione investigativa antimafia (Dia).
Tra le criticità rilevate dalla Dia, oltre alla presenza della ‘ndrangheta, interessata al riciclaggio e reinvestimento di capitali illeciti, ci sono i gruppi criminali stranieri dediti soprattutto allo smercio della droga. Il tessuto imprenditoriale, le risorse del Pnrr e i fondi per la ricostruzione post sisma sono gli elementi che fanno più ‘gola’ alla criminalità, mentre tra i punti di maggiore interesse nella regione spicca il porto di Ancona.
«La Regione è caratterizzata da una elevata densità di imprese operanti nei vari settori dell’agroalimentare, del manifatturiero e del turismo – prosegue il report -. Il sistema produttivo, per lo più basato su imprese di piccole e medie dimensioni, potrebbe essere potenzialmente attrattivo per la criminalità organizzata soprattutto con scopi di riciclaggio e reinvestimento dei capitali illecitamente acquisiti. Il territorio marchigiano, colpito dal sisma del 2016, continua ad essere interessato dai lavori di demolizione, smaltimento delle macerie, nonché dalle opere di ricostruzione che impegnano considerevoli finanziamenti pubblici, non ultime le importanti risorse assegnate alla Regione Marche con il Pnrr, i fondi Next Generation UE e i Fondi Strutturali della Programmazione 2021-2027, che devono mantenere alta l’attenzione per il contrasto alle infiltrazioni mafiose».
Nelle Marche il fenomeno della criminalità di matrice straniera si è andato progressivamente consolidando con «la presenza di gruppi criminali che sono riusciti a ritagliarsi notevoli spazi. Tra i sodalizi composti da extracomunitari, negli ultimi anni si confermano episodi delittuosi commessi dalla criminalità albanese, nigeriana, pakistana e afghana». La provincia di Ancona, in particolare si è rivelata area di interesse della criminalità organizzata, specie per la ‘ndrangheta’: nel territorio è stata registrata l’operatività di soggetti legati a cosche della ‘ndrina Grande Aracri e della ‘ndrina Alvaro, interessate soprattutto a riciclaggio e reimpiego dei proventi illeciti nel settore dell’economia legale.
La Direzione investigativa antimafia rileva inoltre che per quanto riguarda le «propaggini mafiose, il 1° giugno 2022 la Polizia di Stato, coordinata dalla Procura Generale presso la Corte d’appello di Perugia» aveva dato esecuzione ad un provvedimento restrittivo a carico di un latitante di origine catanese, ritenuto al vertice di un’organizzazione criminale, che aveva trovato rifugio in Germania, dove veniva localizzato per essere poi estradato in Italia (era venuto alla luce un sodalizio di circa 25 persone, perlopiù di origini siciliane, responsabili a vario titolo di far parte di un’organizzazione dedita a rapine in uffici postali e banche, prevalentemente nella zona della Vallesina, in provincia di Ancona).
Sul fronte delle organizzazioni criminali straniere, dedite allo smercio di droga, la relazione al Parlamento ricorda l’operazione “Mezza Luna d’oro“ con cui il 19 marzo 2022 la Polizia di Stato aveva tratto in arresto un pakistano a capo di un’organizzazione criminale composta da soggetti stranieri impegnati in un traffico internazionale di droga approvvigionata dal Pakistan.
La Dia evidenzia che «il porto di Ancona potrebbe costituire un potenziale crocevia utilizzato dalla criminalità per il transito di sostanze stupefacenti, sigarette di contrabbando, merci contraffatte e rifiuti speciali», mentre nel restante territorio regionale «sebbene nel semestre non vi siano stati episodi di rilievo, nel corso degli anni le investigazioni hanno consentito di appurare come il traffico e lo spaccio di droga costituisca la principale attività illecita» che interessa sia sodalizi stranieri che la criminalità italiana. «Il tentativo di eventuali infiltrazioni mafiose nel territorio trova riscontro nel monitoraggio delle attività imprenditoriali operato dai Gruppi interforze presso le Prefetture ai fini dell’emissione delle interdittive antimafia» strumentali all’iscrizione nelle cosiddette “White List” (elenchi istituiti presso ogni Prefettura allo scopo di rendere più efficaci i controlli anti mafia nelle attività imprenditoriali considerate più a rischio di infiltrazioni).