ANCONA – No al coinvolgimento dei medici corsisti nello screening di massa. A mettere i puntini sulle “i” è lo Snami, il sindacato nazionale autonomo dei medici italiani che va all’attacco della Regione per la decisione di coinvolgere nella campagna sulla popolazione marchigiana, i medici in formazione in medicina generale.
Lo screening di massa, che prenderà avvio nei capoluoghi di regione il 18 dicembre, verrà eseguito con tamponi antigenici rapidi per arrivare a testare oltre 900mila marchigiani. A far storcere il naso al sindacato è la modalità di reclutamento, definita dallo Snami «obbligatoria» e «la mancata remunerazione dei corsisti, come si evince dalla delibera della Giunta Regionale» lamenta il presidente regionale Fabrizio Valeri. Il sindacato pone l’accento sull’esecuzione dei tamponi antigenici rapidi e sulla loro refertazione, evidenziando diverse criticità.
Tra i nodi «l’elevato rischio biologico delle prestazioni richieste, soprattutto in caso di mancata o carente formazione sul rischio specifico riguardo l’attività e l’impiego dei dispositivi di protezione individuale. I medici corsisti stanno già partecipando, nella risposta all’emergenza pandemica, attraverso incarichi di continuità assistenziale e di Usca – sottolinea il presidente regionale Snami – comunque da garantire. Pertanto, una ulteriore attività in tale ambito, sottrarrebbe del tempo alla parte professionale ed esperienziale delle fasi del corso in svolgimento».
Secondo il sindacato i corsisti dovrebbero essere coinvolti in attività di formazione sul campo «solo ed esclusivamente nell’ambito delle attività previste dal corso ed esclusivamente in presenza di tutor abilitati a tale scopo. Solo in questo ambito, una attività formativa sui tamponi antigenici, può essere eventualmente inserita».