ANCONA – No al numero chiuso all’università, più fondi, più spazi a disposizione degli studenti e più professori. Sono le richieste avanzate dalle associazioni studentesche Gulliver – Udu Ancona e Unione degli Universitari. Questa mattina un presidio costituito da sei studenti ha manifestato davanti alla sede della facoltà di Ingegneria dell’Università Politecnica delle Marche, ad Ancona, mentre all’interno dell’Ateneo si svolgeva il test di ingresso nazionale per il corso di Ingegneria Edile Architettura.
Secondo gli studenti, infatti, il test di ingresso «è un impedimento ad una scelta libera del percorso universitario e lavorativo di ogni singolo studente» per questo «ci battiamo per rimuovere lo sbarramento». Accanto a questo spiega Gianluca Ferri, coordinatore Gulliver – Udu Ancona, «riteniamo necessari degli investimenti adeguati per il superamento di tutte quelle carenze che vengono mascherate dalla presenza del numero chiuso, al fine di avere un’università realmente aperta e accessibile a tutte e tutti».
«L’istruzione continua a non essere considerata una priorità da parte dello Stato – dice -, infatti, i continui tagli effettuati sui finanziamenti all’istruzione sono la piena dimostrazione che non viene riposto interesse e soprattutto non viene attribuita la giusta importanza alla formazione di coloro che, di fatto, si troveranno ad essere protagonisti della società».
Per Ferri «è necessario stanziare maggiori fondi per investire sulle strutture, sulla strumentazione, sul personale e sulla qualità della didattica. Queste devono essere garantite a tutti gli studenti e le studentesse, in tutti i luoghi di istruzione. Non possiamo permetterci che l’istruzione risulti inaccessibile a chi è privo di mezzi. Un reale rifinanziamento è lo strumento per abbattere il numero chiuso e l’idea che soltanto selezionando i cosiddetti idonei si possa erogare una didattica di qualità. Dietro al numero chiuso si nascondono le carenze di cui il sistema universitario italiano soffre e continuerà a soffrire, se non si metterà in atto un vero piano di finanziamento».
Inoltre evidenzia che «molti Atenei soffrono di carenze di spazi e di materiale, offrendo una sempre minore qualità della didattica, il tutto è causato da decenni di sottofinanziamenti all’istruzione. La limitazione all’accesso limita conseguentemente la possibilità di scelta dei neodiplomati che si vedono costretti ad affrontare test, spesso senza avere le competenze adeguate per svolgerli. Ciò si declina in un aumento patologico della competizione e nel ricorso a corsi e testi specifici a fronte di esborsi economici importanti, pertanto difficilmente accessibili per le famiglie meno abbienti».