Ancona-Osimo

Nuovo Tambroni, vecchi problemi: per il Comune di Ancona va recuperato oppure «ricollocato»

Il 2023 potrebbe essere l'anno giusto in cui l'Inrca, proprietario dell'edificio chiuso ormai da 17 anni, e la Regione decidano del suo futuro

L'edificio del Nuovo Tambroni dal cancello chiuso in via Cupa di Posatora

ANCONA – Si apre il 2023 e il Nuovo Tambroni è ancora lì, dismesso da diciassette anni in via Cupa ancora prima di divenire operativo, poco dopo l’inaugurazione nel dicembre 2005. Un pensionato e residenza sanitaria assistita per anziani, commissionato dall’Inrca, che avrebbe potuto essere un gioiello cittadino e che, invece, rappresenta ancora oggi, dopo tanto tempo, una ferita aperta, che non si rimargina, finora incapace di imboccare un percorso per tornare a vivere. Sono anni che se ne parla, da quando la struttura che avrebbe potuto ospitare un’ottantina di anziani, sessanta dei quali non autosufficienti, fu sottoposta a sequestro giudiziale nell’aprile del 2006 da parte della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ancona, pochi mesi dopo la sua inaugurazione, quando ancora non aveva accolto nessuno.

Se ne è parlato in consiglio comunale anche lo scorso novembre e il consiglio stesso ha deciso che la struttura deve essere recuperata. Finora, in questi anni, e per diverse ragioni, nessuno ha fatto nulla e lo scorrere del tempo ha inciso sui costi che si dovranno affrontare per far fronte ai lavori necessari per la sua riapertura: si parla di costi che potrebbero raggiungere anche i 6 milioni di euro, una vera beffa dopo gli 8 milioni spesi per realizzarlo. L’obiettivo del Comune è quello di riuscire a sollecitare la Regione per trovare i fondi per rimetterlo in funzione, riparare i problemi derivanti dal fatto, accertato, che l’impresa incaricata della sua costruzione non lo realizzò a regola d’arte, e permetterne quindi la riapertura. L’intervento della Regione permetterebbe anche una partnership tra pubblico e privati per affrontare la sua gestione, e ci sarebbero già soggetti interessati al di fuori delle amministrazioni del territorio. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo la cifra ingente richiesta per permetterne il ripristino e l’apertura. Il Nuovo Tambroni rappresenta un patrimonio per la città, e il capoluogo, tra l’altro, è l’unica città delle Marche a non disporre attualmente di un numero sufficiente di posti nelle residenze sanitarie.

«Come Comune chiediamo alla Regione, come spiegato già nei mesi scorsi, che decida due cose – ha nuovamente chiarito la sindaca Valeria Mancinelli –: in primis come ricollocare su Ancona i posti che erano previsti per il Tambroni per il servizio di accoglienza e cura per le persone anziane non autosufficienti, di cui c’è una domanda fortissima. Chiediamo che questa disponibilità di posti sia utilizzata definitivamente, ricollocandola nel territorio della città di Ancona. Se questo possa avvenire utilizzando il Tambroni va benissimo, allora si dovrà decidere di provvedere agli interventi necessari per rimetterlo in funzione. Se la valutazione, che spetta all’Inrca e alla Regione, fosse invece che lì non conviene farlo oppure che costa troppo, l’importante è che questi posti vengano collocati in un’altra struttura, ma sempre ad Ancona e in convenzione con l’Inrca. Un’ipotesi, tra l’altro, è che numerosi posti si potrebbero trovare, dopo il trasferimento del servizio ospedaliero dell’Inrca nella nuova sede, nell’attuale struttura dell’Inrca alla Montagnola».