Ancona-Osimo

Ok alle discoteche all’aperto e con green pass. Asso Intrattenimento chiede una data, Casarola: «Non siamo untori»

Il Comitato Tecnico Scientifico ha dato il via libera alla riapertura ma solo all'aperto e con capienza non oltre il 50%. Perplessità dall'associazione di Confindustria

discoteca, concerto
Foto di Free-Photos da Pixabay

ANCONA – Via libera del Cts, Comitato Tecnico Scientifico, alla riapertura delle discoteche e dei locali da ballo, ma solo all’aperto. Condizione per accedere ai locali è quella di avere il green pass e che nelle discoteche e nei locali da ballo non si superi il 50% della capienza. Ancora non c’è una data, ma il sottosegretario alla Salute Andrea Costa ieri, in occasione della sua visita ad Ancona, parlando con i giornalisti aveva parlato di una «riapertura graduale e in sicurezza».

Poi aveva anche aggiunto «mi auguro che arrivi questa data e mi auguro che le discoteche possano ripartire entro i primi o il 10 luglio». Sottolineando che «non dobbiamo fare l’errore di pensare solamente a luoghi divertimento, ma sono vere e proprie attività del nostro Paese: oltre 3.000, con oltre 100 mila addetti e un fatturato di 2 miliardi. Quindi credo che sia un comparto economico che merita come gli altri comparti una data, un’indicazione per potere pianificare una ripartenza e una riapertura» ha affermato che «la politica si deve assumere la responsabilità anche in questo caso di dare una data».

La visita del sottosegretario Costa al PalaPrometeo di Ancona accompagnato dall’assessore Saltamartini

Parole che raccolgono il plauso di Asso Intrattenimento, l’associazione di Confindustria che tutela discoteche e locali da ballo. «Costa, ha finalmente centrato il problema del nostro settore – dichiara Maurizio Casarola, di Asso Intrattenimento Marche – , dandoci una dignità finora dimenticata dal governo. Siamo Imprenditori seri e non untori privi di coscienza e di morale».

Sulla riapertura solo dei locali all’aperto e co n capienza ridotta Asso Intrattenimento esprime «forti perplessità». In particolare l’associazione fa notare che i locali da ballo all’aperto rappresentano solo il 20% delle strutture esistenti nel Paese, mentre il restante 80% circa sono al chiuso, locali che dovranno ancora rimanere con le serrande abbassate, «dopo 18 mesi di chiusura forzata».

Maurizio Casarola direttore del Melaluna di Castelfidardo

A far storcere il naso poi è la riduzione del 50% della capienza consentita nei locali all’aperto, che «appare del tutto illogica e discriminatoria. La cosiddetta “capienza” detta anche “massimo affollamento”, alla quale solo i locali di Pubblico Spettacolo sono assoggettati, a differenza dei bar, ristoranti e circoli privati che non hanno limiti numerici di pubblico ammissibile, non deve essere in alcun modo ridotta in quanto nelle discoteche il numero massimo degli accessi consentiti risulta essere già in linea con le disposizioni anti-covid, atteso che la densità di affollamento prevista nei locali di Pubblico Spettacolo (autorizzata preventivamente in ogni discoteca dalla Commissione di Vigilanza) varia da 0,7 a 1,2 persone al metro quadrato, già permettendo, di fatto, il rispetto del distanziamento anti contagio in modo decisamente più controllato di quanto oggi previsto nei locali di sola somministrazione di alimenti e bevande che non hanno alcun limite di capienza imposta».

L’altro tasto dolente è quello dell’abusivismo e dei mancati controlli. «In “zona bianca”, nei luoghi all’aperto bar, ristoranti e circoli privati, da settimane non esiste più alcun obbligo numerico restrittivo nell’ospitare clienti, mentre pare che le sole discoteche all’aperto saranno invece oggetto di restrizioni che, di fatto, renderanno antieconomica l’attività aziendale, fatte salve le aziende che non rispetteranno la capienza ridotta del 50% andando incontro a sanzioni amministrative e penali»

L’associazione fa notare che «è sotto gli occhi di tutti che, nonostante il divieto di “ballo”, si riscontra su tutto il territorio nazionale l’effettuazione di manifestazioni abusive in luoghi anche non convenzionali come ad esempio circoli privati, ristoranti, bar, spiagge, pubbliche piazze, e altro ancora. Tale situazione è alimentata dall’attuale legislazione che sposta le evidenti attività di socializzazione e ballo in luoghi non preposti, a scapito della sicurezza, dell’igiene e della prevenzione».