ANCONA – Ha preso forma nell’arco dell’ultimo anno (a partire dall’autunno del 2020) segnato dalla pandemia di Covid-19, e si sta sviluppando una rete regionale che partendo dalla Clinica di Ortopedia dell’Adulto e Pediatrica dell’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche si dirama da Ancona a livello territoriale, per raggiungere in maniera diffusa anche altre aree della regione.
Il nuovo assetto organizzativo è stato illustrato questa mattina nell’Aula Magna “Mataloni” dell’ospedale Salesi di Ancona alla presenza, del rettore UnivPm Gian Luca Gregori, del direttore generale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona Michele Caporossi, del direttore della Clinica di Ortopedia Adulta e Pediatrica Antonio Gigante, del preside della facoltà di Medicina e Chirurgia UnivPm Mauro Silvestrini, dalla direttrice generale Asur Marche Nadia Storti, dal consigliere regionale Carlo Ciccioli componente della IV Commissione consiliare permanente e dal presidente dell’Ordine dei Medici di Ancona Fulvio Borromei.
Una rete che tiene insieme didattica, ricerca, terapia e assistenza, coinvolgendo università, ospedale, Asur e una serie di collaborazioni interne alla struttura ospedaliero universitaria ed esterne che vedono il Centro di Diagnosi Prenatale di II livello di Loreto, l’Istituto Bignamini – Fondazione Don Gnocchi, la Lega del Filo d’Oro e l’Oncologia pediatrica del Policlinico Gemelli di Roma.
L’obiettivo è quello di trasferire sul territorio l’eccellenza della Clinica di Ortopedia dell’Adulto e Pediatrica di Ancona invertendo la traiettoria rispetto al passato, passando cioè dall’ottica dell’hub spoke a quella della rete diffusa. Al centro della rete c’è l’attività chirurgica di traumatologia, di correzione delle gravi deformità e di allungamento degli arti, di correzione delle gravi deformità del rachide (cifosi, scoliosi, spondilolistesi) e del trattamento dei tumori ossei dell’infanzia che vede al Salesi una eccellenza di riferimento sul panorama nazionale, attività clinico scientifiche che si sono sviluppate nell’ultimo anno.
Il direttore generale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona Caporossi, parlando della rete che ha definito «neuronale» e che vede l’azienda ospedaliero universitaria con l’Ateneo nel ruolo di coordinamento regionale, ha sottolineato la «fondamentale collaborazione con il terzo settore» ed ha spiegato che l’iniziativa interessa tutte le Marche. Inoltre ha annunciato per la fine del mese di maggio, in collaborazione con la Società italiana di pediatria e la Società italiana di pediatria preventiva e sociale, un convegno nazionale ad Ancona con la presentazione di una guida (Includendo 360) destinata alle famiglie con figli affetti da disabilità.
Il rettore Gregori ha sottolineato che l’eccellenza della Clinica di Ortopedia si sta diffondendo anche fuori delle Marche ed ha evidenziato «il lavoro efficace di ripartenza» in tempi di pandemia, insieme all’importanza dell’«integrazione ormai assodata tra clinica universitaria e strutture ospedaliere complesse e semplici» nell’ambito di «una strategia di convergenza» perché come ha spiegato «non può esserci assistenza se prima non c’è la ricerca».
Un aspetto sottolineato anche dal preside Silvestrini che ha evidenziato il fatto che l’obiettivo è quello del «miglioramento delle prestazioni cliniche, di ricerca e assistenziali». Il direttore della Clinica di Ortopedia, Gigante, ha spiegato che dopo due anni di Covid «bisogna buttare il cuore oltre l’ostacolo» e «parlare di futuro».
Il primario ha illustrato i dati relativi all’attività svolta nell’ultimo anno, quando nonostante la pandemia, sono stati eseguiti 800 interventi chirurgici (dal 1° settembre 2020 al 31 dicembre 2021), il 49% dei quali di traumatologia pediatrica, il 14% per patologie a piede e caviglia, l’11% per deformità agli arti inferiori, il 10% per patologia dell’anca, il 5% per patologia tumorale benigna, il 4% per patologia vertebrale, il 2% per patologia arto-superiore e un restante 5% miscellanea.
Inoltre ha evidenziato che sono state eseguite più di 15.560 prestazioni ambulatoriali (nel 2019), insieme ad «un controllo dell’attività del territorio che va dall’Abruzzo alle Marche e prende anche parte delle regioni limitrofe, sia in termini di traumatologia sia di ortopedia pediatrica» con correzione di deformità degli arti e del rachide, di scoliosi e una serie di patologie, fra le quali quelle neuromotorie, che vedono la collaborazione con il Bignamini e la Lega del Filo d’Oro, «per cercare di offrire quanto più si può dal punto di vista sia assistenziale, ma anche di ricerca e innovazione».
Previsto l’avvio di attività in vari centri della regione, da San Benedetto del Tronto e Macerata a Fabriano e Pesaro, ed extraregionali in Umbria e Abruzzo. Il consigliere Carlo Ciccioli nel portare i saluti della Regione, ha sottolineato che il cuore del progetto è quello di intervenire su «prevenzione e correzione» ed ha spiegato che «la sanità è l’integrazione tre cose: una parte clinica, una tecnologica e una di risorse» economiche e di personale.
In tal senso ha spiegato «stiamo ripensando come riorganizzare in tempi molto brevi questa sanità» con «una testa operativa e formativa che non può che essere una struttura ospedaliera di secondo livello, intima alla facoltà di medicina». «Dobbiamo essere riferimento non solo della nostra regione – prosegue Ciccioli – ma anche dell’area Adriatica e dell’entroterra» per evitare la mobilità passiva: «l’anno scorso abbiamo perso 163milioni nella regione Marche in mobilità passiva, gente che è andata a curarsi in altri luoghi, una parte non è contenibile, ma una parte si, se c’è l’offerta di livello le persone preferiscono curarsi sul territorio limitrofo».
Aspetti cruciali anche per l’attrazione, e a tal proposito ha spiegato che la riorganizzazione di Torrette «è essenziale» per evitare la dispersione di risorse che «porta disservizi e aumento delle spese. Speriamo di procedere in tempi rapidi e pensiamo che per avere una buona sanità serve un buon centro di riferimento, una testa – ha detto – e poi un corpo diffuso in tutta la regione, non è semplice, ma c’è un grandissimo impegno».
La direttrice Asur Marche Nadia Storti ha sottolineato l’importanza della «possibilità di lavorare in una rete che sia di pari dignità», in tal senso, riprendendo le parole di Caporossi, ha spiegato che nelle Marche «al plurale, dove ognuno si sente una piccola eccellenza nella sua realtà, parlare di hub spoke potrebbe creare quei piccoli anticorpi che molto spesso non ci permettono di fare veramente rete». Inoltre ha evidenziato che in questo modo si evita alle famiglie di dover effettuare spostamenti per raggiungere i centri di eccellenza. Il presidente dei camici bianchi dorici ha sottolineato che «la formazione è alla base del nostro progresso» insieme al «rispetto del lavoro alla possibilità di applicare le conoscenze» per realizzare «una idea di sanità inclusiva».